Zibì Boniek, comincia il campionato dei campioni d’Europa. Ci aiuta a presentarlo?
Sarà una grande storia, un grande romanzo. Come nella tradizione, visto il modo in cui lo si vive in Italia. E, finalmente, senza padroni.
Nemmeno l’Inter, che pure ha vinto l’ultimo?
No: nemmeno l’Inter. Confesso: tifavo per lei; tifavo, dopo nove anni, per qualcosa di alternativo alla Juventus. Si è poi scoperto che i cinesi non pagavano gli stipendi. Dovevano far cassa: via Lukaku, via Hakimi, via lo stesso Conte.
E adesso?
Lukaku faceva reparto da solo; Dzeko, viceversa, ha bisogno di un reparto. Stimo Inzaghi, ha la faccia pulita e le idee giuste, ma Conte è Conte: un martello, un emerito “stressatore”, anche per questo più di due o tre stagioni non dura.
La Juventus?
Immagino l’incazzatura per aver toppato lo scudetto. Son sempre pronti, sempre organizzati. E quando il piatto piange, ecco, puntuale, un aumento di capitale. Beati loro.
Cristiano Ronaldo va o resta?
Uhm. Per me va. Se prendi il triplo di stipendio, devi dare il triplo, cosa che non gli riesce più. L’avevano preso per il marketing (ok), la Champions (non proprio), normale che con lui si parta da 1-0, stiamo parlando di uno dei più letali fuoriclasse del terzo millennio. Uno dei miei preferiti, tra parentesi.
Il Milan?
Ha perso Donnarumma, il miglior portiere d’Europa, e Calhanoglu, uno che ti dava il cambio di marcia. È lì.
L’Atalanta?
Standing ovation alla società, al tecnico, alla rosa. È diversa, diverte. Ma per il balzo cruciale, serve un miracolo. Che sarebbe poi il centesimo. Le storie tese fra il Papu e Gasperini? Tutto agli atti. Cose che capitano. Non ci sarei tornato sopra.
Il Napoli del “suo” Zielinski?
La scommessa più scommessa. Spalletti è un fissato, l’organico di prim’ordine e Zielinski, bè, uno che riempie il centrocampo, e negli smarcamenti li batte tutti. Deve lavorare su un paio di difetti: non è un figlio di, dettaglio che in alcuni frangenti non guasterebbe, e a volte mi sembra persin frenato. Uno del suo repertorio.
La Roma?
Mourinho, basta la parola. Se aggiusta la difesa, chissà.
La Lazio?
Sarri, basta la lavagna. Trap era per l’individuo, Maurizio per la scienza. Però la Lazio “arriva”, comunque.
Si butti: chi lo vincerà?
Mah. Penso “loro”. La Juventus di Allegri. Anche senza Cierre.
Sorpreso da Messi?
Sorpreso, se mai, dalla procedura del divorzio. In conferenza, piange. Due giorni dopo, passeggia e festeggia sui Campi Elisi.
Dalla Superlega alla Superpremier al SuperParis: il calcio non doveva essere del popolo?
Il tifoso, ormai, è l’ultima ruota del carro. Soldi, soldi, soldi. Non per un calcio più sostenibile, ma per pagare stipendi sempre più insostenibili. Non ho capito la mossa di Andrea (Agnelli). La Superlega già esiste, è la Champions. Solo che loro (Juventus, Real, Barça) volevano il numero chiuso per moltiplicare i ricavi, solo per questo.
Hanno scritto: oggi gli sceicchi e i russi, ieri gli Agnelli, Berlusconi e i Moratti.
Sì. Ma ai miei tempi si sapeva chi c’era dietro, a quelle famiglie e ai quei quattrini. Oggi, non sempre.
Con la gente che torna negli stadi, tornerà il fattore campo?
No, Il fattore campo non esiste più, sepolto sotto il Var e la tecnologia. L’arbitro non è più succube al Bernabeu, figuriamoci altrove. Prenda le coppe: hanno tolto il valore doppio del gol in trasferta, era l’ora, avanti tutti, avanti tutta.
A chi darebbe il Pallone d’oro?
Come giocatore, a Jorginho. Un gran cervellone. E come allenatore, a Roberto Mancini: ha dato slancio e spirito a una nazionale che pochi di voi ritenevano all’altezza. Sul Pallone d’oro, mi permetta una piccola digressione. In assoluto, e non da polacco a polacco: il dicembre scorso, lo avrebbe strameritato Lewandowski, non ho proprio capito la manfrina dei francesi, al di là della pandemia che ci mise in ginocchio.
Per restare in tema, Mbappé?
Fisico, talento, scatto, gioventù: ma in area deve imparare a essere più freddo.
Enzo D’Orsi ha dedicato un libro alla sua amicizia con Platini, “Michel et Zibì”. Vi sentite spesso?
Certo. È sempre carico, Michel. Vorrebbe ancora fare tanto.
Proposte per un calcio più a misura d’uomo?
Bisogna riportare il tifoso al centro del villaggio. I bilanci bucati e la caccia spasmodica al denaro ci hanno fatto perdere il senso della misura. E anche a livello tecnico e regolamentare, si corre troppo. I cinque cambi, il fallo di mano che un anno è così e l’altro cosà, il fuorigioco televisivo mirato all’alluce, il mercato lungo, mamma mia. Fra Juventus e Roma ho giocato dal 1982 al 1988 e il calcio era sempre uguale. Pensi: lo scudetto poteva vincerlo addirittura il Verona. Sorrida: si era più rivoluzionari quando si era più conservatori.