Il Mose è davvero in cattive acque. La monumentale opera che dovrebbe salvare Venezia dalle maree affonda in un mare di debiti, i cantieri sono fermi, in tribunale è stata presentata la richiesta di concordato preventivo e soltanto per fare una prova di innalzamento delle barriere si è dovuto ricorrere alla buona volontà di chi aziona il sistema manualmente. Come non bastasse, tutti i dipendenti sono stati messi in ferie coatte da domani, lunedì 9 agosto, e al ritorno comincerà la cassa integrazione.
Le ferie forzate riguardano i dipendenti del Consorzio Venezia Nuova, concessionario dell’opera, Thetis (società di ingegneria controllata) e Comar, la struttura creata per la gestione degli appalti. La misura serve per contenere i costi. I cento dipendenti Thetis lavoreranno poi a singhiozzo, usufruendo del Fondo di integrazione salariale fino al 31 dicembre, ovvero la data in cui i lavori del Mose avrebbero dovuto essere conclusi. Ma il cronoprogramma è ormai saltato e Venezia rischia di restare indifesa per l’autunno e l’inverno. Gli stipendi di luglio dei dipendenti Comar non saranno pagati e non vi sono certezze per quelli futuri.
Due anni fa il Mose sembrava vicino a una rapida conclusione. Dopo l’Acqua Granda del 12 novembre 2019, che raggiunse i 187 centimetri sul medio mare, l’architetto Elisabetta Spitz venne nominata commissaria per velocizzare i cantieri. Nell’autunno 2020 un primo risultato sembrava ottenuto, visto che il Mose è entrato in funzione una ventina di volte, anche se in via sperimentale, e in quelle occasioni Venezia è rimasta all’asciutto. Con la nomina del commissario liquidatore Massimo Miani e l’uscita di scena degli amministratori straordinari del Consorzio (erano stati insediati nel 2014 dopo gli arresti per lo scandalo delle tangenti), sono invece venuti al pettine i nodi economici, ovvero 200 milioni di debiti. I pagamenti sono stati bloccati e i cantieri si sono fermati.
Un esempio di come la struttura del Mose si stia svuotando giorno dopo giorno, la si è avuta con le prove di sollevamento previste per il 5 e 6 agosto alle bocche di porto di Malamocco e Chioggia. Inutilizzabile la sala di controllo gestita da Abb, società di impiantistica e informatica, che non è stata pagata. Così le barriere sono state alzate (solo a Chioggia) con procedura d’emergenza, praticamente a mano. Hanno lavorato una quindicina di tecnici interni, senza imprese esterne. Nell’organigramma tecnico si stanno già creando buchi importanti, per le dimissioni di alcuni ingegneri che cercano un’occupazione altrove.
L’annuncio di richiesta di concordato preventivo (120 giorni per presentare il piano di gestione) e di cassa integrazione ha portato alla mobilitazione sindacale, con stato di agitazione. Il 24 agosto si terrà un’assemblea, nel frattempo sono stati chiesti tavoli di crisi in Regione e in Prefettura. I sindacati chiedono anche ai ministeri una risposta sulla costituzione dell’autorità della Laguna di Venezia, varata formalmente un anno fa, ma mai istituita.
“Al di là delle inaccettabili ricadute sui lavoratori, questo vuole dire il blocco totale del completamento dei lavori del Mose – scrivono in una nota congiunta i segretari Cgil, Cisl e Uil – nonché la mancanza dei controlli sull’inquinamento della Laguna di Venezia. Cresce il rischio che vengano meno le condizioni, all’avvicinarsi dell’autunno, per la alzata in sicurezza delle paratoie con gli immaginabili e inaccettabili pericoli per la città. Le responsabilità vanno addebitate a chi ha gestito negli anni le aziende e a chi non è intervenuto in tempo per risolvere i problemi”.
A San Marco si è vissuta intanto una notte di allerta, con una previsione di marea a 105 centimetri sul medio mare, quota inconsueta per un sabato di agosto. Oltre gli 88 centimetri la Basilica (con o senza Mose) viene allagata, perché i sistemi interni non bastano e l’acqua entra dalla piazza. Ma i progetti per una difesa in vetro provvisoria davanti alla facciata, vecchi di tre anni, si sono arenati a causa di burocrazia e beghe di palazzo. Così ogni notte in ammollo fa invecchiare di qualche anno i preziosi mosaici bizantini dei pavimenti.