La malafede di alcuni colleghi giornalisti
Buongiorno direttore, stamane ho inviato un messaggio critico a Prima Pagina. Il conduttore Merlo ha dato una lettura fuorviante dell’articolo del bravo Salvatore Cannavò che con grande garbo ha “ripreso” il collega del Foglio. Lascia basiti che si strumentalizzi ogni cosa per mettere in cattiva luce a prescindere, il Fatto. Buona giornata e avanti così.
Franca Giordano
“La mia copia del ‘Fatto’ letta e regalata al bar”
Solitamente, la mattina, quando vado (o si va) a prendere il caffè al bar, all’interno, sui tavoli si possono leggere, o quantomeno dare una sbirciata ai titoli di alcuni quotidiani che il locale mette a disposizione dei clienti. Nella mia zona i quotidiani locali più diffusi sono: Il Corriere dell’Umbria, Il Tempo di Franco Bechis e Il Messaggero. Di fronte a cotanta, distorta e asservita informazione un piccolo, piccolissimo contributo. Prima passo in edicola, compro il Fatto, lo leggo e poi lo lascio sui tavoli del bar auspicando che, prima o poi, data la qualità dell’informazione, diventi il giornale preferito.
Sergio Grisanti
Riforma della Giustizia: non la chiede l’Ue
Caro Direttore, quando ai giornalisti di regime, come la De Gregorio l’altra sera su La7, insistono nel dire che la riforma della Giustizia ce la chiede l’Europa, sono molto attenti a non citare i documenti ufficiali nei quali sono indicate le richieste dell’Ue. Non riesco a trovarli, me li può indicare lei? Mi meraviglia anche che quanti (pochi) si oppongono alla riforma non chiedano proprio alla Cartabia di mostrare tale documentazione.
Paolo Petruzzi
Caro Paolo, non solo non esistono, ma la Corte di Strasburgo (vedi gli ultimi articoli di Davigo) ci ha ripetutamente chiesto l’opposto della schiforma Cartabia.
M. Trav.
Spazio all’impegno dei volontari italiani
Ci sono delle categorie sociali in questo paese poco considerate. Vorrei sottolineare il grande lavoro, impegno e passione di tanti ragazzi e ragazze che tutti giorni dentro le associazioni di volontariato danno un grandissimo contributo (vedi Misericordie d’Italia), Pubblica Assistenza e Croce Rossa. Le mattine iniziano presto con le persone anziane accompagnate in ospedale oppure trasferiti in altre strutture sanitarie. I codici rossi per emergenze, il grande impegno in questi lunghi mesi per il Covid e i vaccini. Una bellissima realtà della nostra Italia.
Massimo Aurioso
DIRITTO DI REPLICA
In merito all’articolo “Il video di Amara? Eni sapeva tutto”, a firma di Gianni Barbacetto e Antonio Massari, Eni tiene a precisare quanto segue.
1. Eni, prima del luglio 2019, non è mai stata in possesso della copia del video di Armanna del 28 luglio 2014, né della sua trascrizione integrale, ma solo di due pagine (incomprensibili e inutilizzabili ai fini della difesa) su 73.
2. Il video è stato registrato da Ezio Bigotti (e non da Amara), che usava registrare gli incontri che avvenivano presso la propria sede, alla presenza sua e dello stesso Amara. Gli stessi inquirenti dispongono di almeno un altro video a supporto di questo elemento fattuale. Non ci fu nessuna azione di Amara per conto di Eni volta a incastrare Armanna.
3. È oggettivo che il video dimostri l’esistenza di un piano di Armanna e Amara ai danni di Eni e dei suoi vertici, a fini di lucro personale. Piano da loro perseguito in altre occasioni successive (esistono prove inconfutabili e clamorose).
4. Il codice di procedura penale impone ai pm di ricercare anche prove a favore degli indagati, che nella fattispecie le avrebbero usate subito. Continuiamo (come il tribunale) a non comprendere perché questo non sia avvenuto. Sulla rilevanza del video ai fini della prova si è già espresso il Tribunale di Milano.
5. Sulle “qualità” di Armanna, si sono già espressi il Tribunale di Milano e la Procura generale presso la corte d’Appello di Milano. Infine, Vincenzo Armanna non venne licenziato dopo i fatti registrati nel video, ma diverso tempo prima per aver recato danni economici a Eni nella gestione delle proprie note spese.
Erika Mandraffino, ufficio stampa Eni
1. Sui contenuti dell’incontro videoregistrato (pur parziali, come l’articolo specifica), Eni ha addirittura chiesto un audit nell’estate 2018 alla Kpmg. La trascrizione integrale era comunque certamente a disposizione della difesa Eni (Casula) dal febbraio 2020.
2. È Amara (evidentemente d’accordo con l’amico Bigotti, che non era neppure presente a quell’incontro) a confessare di aver “avuto l’incarico di registrarlo qualora Armanna dicesse qualcosa di utile per incastrarlo”.
3. Le affermazioni di Amara dimostrano oggettivamente soltanto l’intenzione di andare a raccontare la sua versione ai pm. Verità o calunnie? Tutto da dimostrare.
4-5. I pm, evidentemente, non hanno ritenuto il video (che neppure avevano a disposizione, essendo depositato in un’altra indagine) una prova a favore degli indagati.
G. B. e A. Mass.