La sai l’ultima?

 

Stati Uniti Papera Amelia può stare in corsia
mentre gli italiani picchiano i camici bianchi

L’educazione volatile. Noi umani abbiamo tanto da imparare dalle oche. Ad esempio dovremmo imitare la pennuta Amelia, così educata e gentile in corsia dal veterinario, mentre negli ospedali italiani si mena al camice bianco senza pietà. Prima di raccontarvi l’avventura un grazie a La Stampa, che ci ha regalato questo apologo edificante e profondo, ambientato nella clinica Cape Wildlife Center, Massachusetts, Stati Uniti. Tutto inizia col ricovero dell’oca Arnold: “Il volatile presentava dei problemi a una zampa causati da due fratture”, scrive sul giornale degli Agnelli il giornalista segugio (una fonte anonima gli avrà consegnato la carta del referto). E di colpo, senza preavviso, l’epifania dei veterinari con Arnold sotto ai ferri: “Abbiamo sentito bussare alla porta. Ci siamo voltati e abbiamo visto la sua compagna nella veranda”. Amelia, “moglie” di Arnold, resta in corsia ferma e zitta. Gli italiani no. I dati Inail (2019) dicono 1.850 aggressioni in ospedale, 5 al giorno. Col Covid non va meglio.

 

Biella Donna geme rumorosamente. Il vicino di casa ha paura
e chiama i Carabinieri. Nessuna violenza, faceva solo l’amore

La risposta giusta. Cosa avrà mai detto, il tizio di Borriana in provincia di Biella, quando i militari dell’Arma si sono palesati a lui per dirgli frasi di circostanza che potrebbero aver suonato approssimativamente così: “Buonasera, siamo andati nell’appartamente da lei indicato, da cui effettivamente provenivano urla di donna, come da lei indicato, e però abbiamo constatato che le grida non erano causate da una violenza perpetrata, come da lei temuto, al contrario noi dell’Arma abbiamo verificato che la donna stava provando momenti di intenso piacere sessuale”. Al che, il vicino di casa potrebbe aver risposto circa così: “Scusate sembrava che la stavano picchiando”, per rientrare mesto in casa pensando a chissà cosa. Viene in mente il leggendario match di tennis Krueger-Tiafoe, nel 2017 a Sarasota, Florida. Sul campo si odono gemiti fortissimi che arrivano da lontano e Tiafoe sbotta prima del servizio: “Non può essere così bravo!”. Ecco la frase giusta per l’uomo di Borriana.

 

Lugo, Ravenna Parrocchiana tormenta il prete: lo pedina
e gli sussurra a messa. Lui la denuncia per stalking. Arrestata

Consigli per una serie tv. Apprendiamo da Fanpage che una signora di Lugo (Ravenna) sussurrava frasi al prete (forse sconce non si sa) mentre lui diceva messa. E non è il dettaglio più piccante di un dramma che evoca il popolare sceneggiato Uccelli di rovo, dove padre Ralph è combattuto tra il collarino e l’amore carnale. Mentre il parroco di Lugo ha denunciato per stalking la sua fedele spasimante, finita agli arresti domiciliari, della serie tv non sveleremo l’intricata trama. Diremo però che Uccelli di rovo nel lontano 1983 ha spopolato in America e persino nell’Italia democristiana e timorata di dio. Su Canale 5 raccolse più di 14 milioni di spettatori e La Stampa titolò: “Parola al pubblico femminile: ‘Quel prete è ambizioso”. Lo criticano ma lo amano”. Il genere “sesso in tonaca”, si sa, piace a maschi e femmine: vende bene in libreria, al cinema, in edicola, fa share in tv ed è cliccatissimo su pornhub e gli altri siti di pornografia. Presto la nuova serie dal titolo scontatissimo: Uccelli di Lugo.

 

Thailandia Scimmie dipendenti dallo zucchero invadono
le strade a caccia di dolci. Terrore e guerriglia urbana

Attenzione al diabete. Il Pianeta delle scimmie forse non è solo un film e una suggestione. Diversi video amatoriali, svela today.it, testimoniano come a Lopburi, in Thailandia, i primati stiano scalzando gli umani. I filmati mostrano scene di guerriglia urbana: orde di primati all’assalto di negozi alimentari, abitanti aggrediti e terrorizzati. Certo, la località del Paese asiatico è anche detta “città delle scimmie” perché i mammiferi scorrazzano liberi e senza ostacoli. Ed è altrettanto vero che Lopburi è famosa per il “Monkey buffet festival”, quando a novembre migliaia di turisti si divertono a sfamare le scimmie (comprendiamo bene l’entusiasmo) offrendo loro frutta, caramelle, biscotti e ogni ben di dio. Ma la situazione è sfuggita di mano: “Le scimmie sono diventate dipendenti da cibo di strada e zuccheri”, scrive today. Dunque un avviso ai romani: non date da mangiare a topi, cinghiali, piccioni e gabbiani, specie i dolciumi.

 

Scozia La maratona dei ricchi: 190 chilometri di sudore
tra maggiordomi, idromassaggio e chef (per 18 mila euro)

Lusso estremo. Ma perché i ricchi spendono tanti quattrini allo scopo di sudare e soffrire? Ce lo chiediamo dopo aver letto sul Corriere, che lo ha scoperto dalla Bbc, che in Scozia per correre i 190 chilometri della maratona Highland Kings bisogna sborsare 15.499 sterline, oltre 18 mila euro. Invece per una gara di resistenza qualunque bastano circa 120 euro. La differenza è nel contorno di “maggiodomi, vasche per l’idroterapia, motoscafi veloci e chef stellati”. Il sacrificio sì, ma ben comodi e nel lusso. “I partecipanti correranno come leoni e riposeranno come dei re”, promette la direttrice della maratona Rebecca Silva. Per i ricchi amanti dell’avventura il costoso privilegio d’incontrare l’esploratore Ranulph Fiennes, durante una cena di gala in un campeggio di lusso (sì, esistono e si chiamano glamping) per apprendere i segreti della sopravvivenza in situazione estreme, ché la carta oro si può sempre smagnetizzare. E se poi il maggiordomo s’ammala, l’idromassaggio fa le bizze e lo chef va in sciopero? Ci sono i segreti di Ranulph Fiennes.

 

Rozzano, Milano Sessantenne compra una capra viva
e la massacra in giardino (e se non si può fare è dittatura)

Lo dice pure Cacciari. Doveva sembrare la scena insanguinata di un film horror, quella apparsa agli occhi dei poliziotti, invece era il cortile di un appartamento a Rozzano, nel profondo nord della provincia milanese. Il proprietario dell’abitazione infatti aveva appena macellato una capra di grossa taglia nel giardinetto di casa sua, quando sono arrivate le forze dell’ordine allertate dai vicini. Il sessantenne ha detto di aver comprato l’animale vivo e ha confessato tutto. Embè (avrà pensato) uno non è più libero di comprare ciò che vuole, vivo o morto purchessia e di farne quel che gli aggrada, magari uccidendo la bestia in cortile (nemmeno a casa propria si è liberi!) tra atroci sofferenze e sangue ovunque? E quegli spioni dei vicini non potevano farsi i fatti loro, chiudere le finestre e tapparsi le orecchie per non udire i lamenti disperati di una capra morente? È evidente, lo dice in tv pure il filosofo Cacciari e chi non lo ammette è un mascalzone: non è più democrazia ma una dittatura sanitaria.

 

Eboli Uomo in vacanza lascia la famiglia per stare coi nudisti
Vigili urbani lo inseguono e braccano. E la moglie l’aggredisce

Arresti domiciliari. Anche i nudisti si sono fermati a Eboli, inseguiti dai vigili urbani. Ora immaginiamo la scena: uno sciame di uomini e donne senza veli che scappa trafelato dalla spiaggia con l’autorità pubblica alle calcagna, tra le vie di un paesino. Su uno dei fuggiaschi il destino si è accanito perché dopo l’inseguimento, acciuffato desnudo dai caschi bianchi, è arrivata la moglie infuriata per riempirlo di mazzate. Ma grazie ai vigili è uscito incolume dall’aggressione. Lo “svergognato” infatti era in vacanza con figli e coniuge. Ma com’è possibile che un papà perda la bussola così? Per fortuna il Giornale di Salerno ha indagato: “Secondo quanto ricostruito, un uomo di 50 anni che era in spiaggia con la sua famiglia ha deciso di spingersi verso la locale spiaggia dei nudisti, nei pressi del poligono militare, dove si è fermato a fare il bagno nudo insieme agli altri presenti. Qualcuno, però, ha allertato i vigili urbani”. Il padre ha rimediato una multa e un verbale per atti osceni. Ma la pena corporale arriva a casa.

“Delta può bucare i vaccini, ma uccide di meno. Sì a Green pass e terza dose”

“Paura irrazionale”. Così il virologo della Emory University di Atlanta, Guido Silvestri definisce l’ansia generata dalle notizie, in arrivo dagli Usa e targate Center for Disease Control, di variante che “buca” il vaccino, immunizzati contagiosi come i non vaccinati, velocità di trasmissione pari alla varicella, mascherine al chiuso anche dopo la doppia dose.

Professor Silvestri, se la Delta contagia pure dopo il vaccino, non ne usciamo.

La variante Delta è senz’altro più contagiosa rispetto al virus “originale”, ma bisogna fare attenzione quando si dice che “buca” il vaccino, in quanto lo fa – se e quando lo fa – solo in termini di rischio di essere infettati. Se si parla di infezioni con malattia severa o di mortalità, l’efficacia protettiva dei vaccini rimane intorno al 95-96%.

Cosa significa, come ha detto Anthony Fauci, che nelle infezioni breakthrough, ossia nei già vaccinati, la carica virale è la stessa?

In realtà su questo punto sappiamo ancora poco, e molti aspetti rimangono oscuri sulla virologia dell’infezione breakthroughda virus Delta che avviene nei soggetti vaccinati, soprattutto in termini di durata e di capacità di trasmettersi. Recentemente ho avuto la sensazione che alcune dichiarazioni di Tony Fauci siano state tirate un po’ per la giacchetta per dimostrare tesi preconcette che minano il razionale della nostra campagna vaccinale.

La notizia ha ridato fiato a molte voci “no vax”, come a dire “fare o non fare il vaccino è la stessa cosa”…

È proprio questo il problema. Fare del sensazionalismo sulla presunta inefficacia dei vaccini nel contenere i contagi, senza ricordare l’effetto straordinario nel ridurre i casi severi e i morti (basti guardare i dati del Regno Unito!) porta acqua al mulino dei no-vax. Da mesi sono arrivato alla conclusione che si sia formata un’alleanza di fatto tra gli scettici dei vaccini ed i fanatici delle chiusure. La miglior soluzione, a mio avviso, è vaccinare quante più persone possibile, giovani compresi. Chi si è vaccinato deve però poter tornare a fare una vita normale.

C’è anche chi si oppone all’obbligo del green pass

Sono favorevole al green-pass proprio per i motivi spiegati. Se diciamo alle persone “vaccinatevi”, ma poi li teniamo chiusi in casa, mascherati e distanziati, quale sarebbe l’incentivo a vaccinarsi, specie tra i soggetti a basso rischio? È un concetto banale.

La presidente del Center for Disease and Control Usa Rochelle Walensky ritiene che via sia una “pandemia di non vaccinati”. È corretto?

È vero. Negli Usa la “quarta ondata”, che comunque è piuttosto modesta in termini di mortalità, sembra aver colpito soprattutto non-vaccinati, almeno in termini di malattia severa.

Non è paradossale che l’estate 2020, senza vaccini, fosse stata sostanzialmente Covid Free e quella del 2021, invece, veda la quarta ondata?

Sì e no. L’estate 2021 segue chiusure più limitate di quelle del 2020, che era il primo anno della pandemia, con molto meno virus in giro per il mondo rispetto ad oggi. Poi dobbiamo ricordare che la variante virale che circola adesso è molto più contagiosa dei virus che giravano l’estate scorsa. Ripeto: quello su cui bisogna focalizzarsi è la disconnessione tra casi di infezione da Sars-CoV-2 e morti di Covid che stiamo vedendo dove ci sono molti vaccinati, in Israele, Uk, Usa e speriamo in Italia.

Quanto durerà ancora?

Nessuno lo può dire, e di previsioni sballate ne abbiamo sentite abbastanza, dal virus clinicamente morto ai 1.300 morti al giorno che ci sarebbero stati a luglio 2021 se avessimo “aperto” a fine aprile. Ma una cosa è certa: si andrà sempre più nella direzione di misurare l’impatto di Covid in termini di morti e di ricoveri in terapia intensiva, piuttosto che di positivi.

Serviranno terze o quarte dosi?

Penso proprio di sì, e non credo sarà la fine del mondo, specie se questo riuscirà a ridurre i morti e a far circolare di meno il virus.

 

Pfizer e Moderna alzano i prezzi. Attacco hacker mette ko il Lazio

La bomba l’ha lanciata ieri il Financial Times (anche se la decisione era nell’aria): l’Unione europea pagherà rispettivamente il 25% e il 10% in più per i prossimi ordini di vaccini anti-Covid griffati Pfizer-BionTech e Moderna. È il risultato della trattativa in corso da qualche settimana fra Bruxelles e i due colossi farmaceutici produttori degli unici – fin qui – vaccini mRna sul mercato. La rinegoziazione dei contratti – come conferma l’autorevole testata – è stata avviata dopo la decisione dell’Ue di non avvalersi più dei vaccini Astrazeneca e Johnson&Johnson, basati sui vettori adenovirali, scelta giunta sia in relazione all’efficacia dei sieri sulla nuova variante Delta, sia riguardo le reazioni avverse fin qui registrate. Una dose di Pfizer, con i nuovi termini contrattuali, costerà agli Stati membri 19,50 euro contro i 15,50 euro dei vecchi termini, mentre uno “shot” di Moderna varrà 21,50 euro, contro i precedenti 19. Non è un caso che le proiezioni delle entrate annuali di Pfizer per il 2021 – riporta il quotidiano finanziario – siano cresciute di 33,5 miliardi di dollari.

Quella di ieri è stata anche la giornata del violento attacco hacker subito dalla Regione Lazio. Al momento le prenotazioni a Roma e dintorni sono bloccate e non è possibile accedere in alcun modo alle banche dati. In pratica, il 10% della campagna vaccinale italiana è bloccata, sebbene ieri sera l’assessore Alessio D’Amato abbia assicurato che “non ci fermeranno”. Al Fatto però risulta che i computer della sanità laziale siano tutti sotto “lucchetto” e inservibili, compreso quelli del capo della Protezione civile regionale, Carmelo Tulumello e dello stesso D’Amato. L’attacco è iniziato la scorsa notte alle 12.05 e ieri sera era ancora in corso. Il virus immesso dagli hacker si chiama ransomware criptolocker e ad oggi è praticamente impossibile decriptarlo, se non dietro pagamento di un riscatto – l’americana Colonial Pipeline dovette pagare 5 milioni di dollari – che però non sarebbe stato ancora chiesto. La situazione è in divenire. Per chi si è già prenotato non dovrebbe cambiare nulla, mentre la Regione sta lavorando con il Ministero della Sanità per provare a creare una piattaforma provvisoria per far ripartire le prenotazioni. Potrebbero esserci disguidi su certificati e green-pass. Il tema è serio e al Governo sono preoccupati che possa ripetersi anche a livello nazionale. Sul caso sta lavorando la Procura di Roma, che ha interessato la Polizia postale, ma il dossier è finito anche sulla scrivania dell’Interpol. Non solo. Il presidente del Copasir, Adolfo Urso, ha annunciato di aver interessato anche il Dis dei servizi segreti.

I numeridel Covid in Italia di ieri, intanto, fanno registrare 5.321 nuovi casi, con 230 persone in terapia intensiva, +16 da ieri. In settimana il Governo dovrebbe estendere per decreto l’obbligo di green pass per trasporti e (forse) scuola.

Mps, da D’Alema a Renzi: peccati e omissioni sul crac

L’imminente spezzatino e annesso regalo a carico dello Stato a Unicredit della polpa sana del Monte dei Paschi, come si suol dire, agita la politica. Ieri la Lega ha bocciato l’operazione chiedendo l’immediata convocazione in Parlamento del ministro dell’Economia Daniele Franco: arriverà a stretto giro, avendola chiesta tutti i partiti, che promettono battaglia, anche se difficilmente potranno fermare l’operazione. L’effetto più curioso, però, è rappresentato dagli stracci che volano nell’area del fu centrosinistra, ieri peraltro accusato da Salvini, non senza qualche ragione, di essere in sostanza il carnefice del Monte.

Dopo giorni di imbarazzo tra i dem per la figura di Pier Carlo Padoan, ieri si è mossa Italia Viva. Maria Elena Boschi ha difeso l’ex ministro dell’Economia, l’uomo che ha nazionalizzato Mps e oggi, da presidente di Unicredit, tratta per farsela regalare con la dote pubblica: ha “evitato il disastro” della Banca – ha spigato l’ex ministra a La Stampa – e i responsabili dei guai del Monte vanno ricercati piuttosto nel “mondo dalemiano”. “Chi l’ha distrutta va cercato negli ispiratori degli strani accordi con Banca 121 e il mondo dalemiano in Puglia, fino alla sciagurata operazione Antonveneta”. L’affermazione va spiegata, ma ignora i peccati in opere e omissioni del renzismo di governo che hanno aggravato la crisi senese.

Il partito (Ds prima, Pd poi) – attraverso il controllo degli enti locali – ha contato assai nella gestione dell’istituto. Renzi&C. si sono sempre scagliati contro gli errori del passato. A fine ’99 Mps strapagò per 1,3 miliardi di euro Banca 121, allora guidata dal dalemiano Vincenzo De Bustis, poi passato armi e bagagli (e manager fidati) a Siena. La fondazione Mps, padrona della banca, è stata a lungo generosa con le erogazioni nell’area salentina, politicamente cara all’ex leader Ds. Dalemiano d’origine è stato senz’altro Giuseppe Mussari, il presidente del Monte a cui si deve la disastrosa operazione Antonveneta: nel 2008 acquistò la banca padoavana a un prezzo (debiti compresi) tre volte superiore a quanto speso pochi mesi prima dal venditore, il Santander di Emilio Botin. L’operazione ha scassato il Monte e costretto Mussari e compagnia alle spericolate operazioni in derivati per arrestare l’emorragia. A complimentarsi per quell’operazione furono però in tantissimi e Mussari, nato dalemiano si è subito emancipato per obbedire di volta in volta ai vari patroni di Siena, da Franco Bassanini a Giuliano Amato, e Roma, a partire da Giulio Tremonti.

Quel che Iv finge di non vedere è l’epilogo finale. L’attuale Mps – e la sua fine in Unicredit – avvengono all’ombra di Padoan e del governo Renzi. Nel 2016 la crisi conclamata di Mps, aggravata dal braccio di ferro perdente con le autorità Ue, fu tenuta nel congelatore per non disturbare la campagna referendaria durante la quale Mps subì una fuga dai depositi di quasi 16 miliardi. Solo dopo l’uscita di scena di Renzi, il governo Gentiloni (Padoan sempre ministro) ha nazionalizzato il Monte, con i risultati che oggi conosciamo.

“Sventati molti danni, ma restano gravi rischi per le indagini”

Giuseppe Cascini, ex procuratore aggiunto di Roma, è consigliere togato del Csm. Giovedì mattina il plenum ha bocciato la riforma Cartabia, la sera il Cdm, su richiesta di Conte e del M5S, ha apportato modifiche all’improcedibilità.

Consigliere, sono sufficienti?

Sicuramente la norma transitoria evita nell’immediato i rischi di funzionalità del sistema che il Consiglio aveva segnalato. Restano però i dubbi di fondo sul nuovo istituto dell’improcedibilità per decorso del tempo, che altro non è che la prescrizione con un nome diverso. Non è facile comprendere perché i processi in primo grado possano durare sino al termine ultimo di prescrizione, quindi anche 20 anni, e poi debbano morire in Appello se non si chiude rapidamente, non permettendo allo Stato l’accertamento dei fatti e delle responsabilità. Il rischio è di incentivare le impugnazioni pretestuose e, pertanto, di aumentare il numero di processi in Appello e in Cassazione, ingolfando ancora di più gli uffici.


Non c’è improcedibilità per i reati di mafia, terrorismo, violenza sessuale, traffico di droga. Paletti più elastici per l’aggravante di mafia. Condivide questa “selezione”?

Ritengo che sia irrazionale prevedere tempi diversi in ragione della gravità del reato e non della complessità del processo. Un processo per un omicidio punito con l’ergastolo in cui l’imputato ha confessato richiede pochissimo tempo, mentre un processo per disastro ferroviario con molti imputati e tante parti offese, con accertamenti tecnici complessi, può richiedere moltissimo tempo. Che senso ha dire che il primo può durare in eterno e il secondo debba morire se non si conclude in due anni?

Il Csm, e non solo, ha detto che la norma sulle priorità ai procuratori dettate dal Parlamento è incostituzionale….

È una previsione che può entrare in tensione con il principio di obbligatorietà dell’azione penale. Se il Parlamento ritiene che un fatto non vada punito può abrogare il reato, assumendosene la responsabilità. Mentre non ha senso fare ogni anno una sorta di finanziaria dei reati da perseguire.

I pm sono preoccupati per la norma con legge delega sull’obbligo di discovery anticipata degli atti agli indagati, se non fanno le determinazioni in tempi prestabiliti. Cosa pensa da pm?

Può determinare gravi rischi per le inchieste, soprattutto nel caso in cui sia pendente una richiesta di misura cautelare. Ad esempio, la denuncia di una vittima di un’estorsione o di una violenza sessuale o di uno stalker verrebbe a conoscenza dell’indagato prima dell’adozione di un provvedimento restrittivo.

Un’altra norma che preoccupa: il giudice può retrodatare l’iscrizione di un indagato rendendo inutilizzabili atti di indgaine.

Senza entrare in dettagli tecnici complessi, diciamo che è quasi impossibile individuare con certezza il momento in cui bisogna iscrivere. Il fatto che la questione possa essere riproposta dalla difesa in ogni grado di giudizio espone moltissimi processi al rischio concreto di finire nel nulla persino in Cassazione. Basti pensare che anche una retrodatazione di sette giorni può mandare in fumo mesi di indagini.

Ha ragione chi pensa che questa riforma punti a svuotare le indagini?

Alcune cose contenute nella riforma vanno nella giusta direzione, come le pene alternative o le notifiche elettroniche. Il problema, però, è che alcune questioni del processo penale, quelle di cui abbiamo discusso in particolare, hanno assunto impropriamente un elevato tasso di politicità. Purtroppo anche questa volta la politica non è riuscita a liberarsi di queste pulsioni e ha perso un’altra occasione per varare norme che davvero servano a velocizzare i processi e a garantire giustizia ai cittadini.

Conte chiede lealtà: “Tutto il M5S difenda l’intesa sulla giustizia”

“È stato un passaggio durissimo, gli altri partiti davano già le cose per fatte”. Giuseppe Conte chiede compattezza ai suoi e difende la mediazione sulla riforma della giustizia. E mentre l’ex premier parla agli eletti 5S, implicita conferma della difficoltà della trattativa arriva da Montecitorio, dove Lega e Forza Italia per tutto il pomeriggio rilanciano su separazione delle carriere, svuotamento dell’abuso d’ufficio e mille nuovi orizzonti che delineano, per il centrodestra, “il prossimo step della riforma”.

Conte sa che la mediazione non ha accontentato tutti i suoi, ma alla prima curva del suo mandato da leader 5 Stelle non può permettersi di perdere pezzi. E così, durante la melina d’Aula di Fratelli d’Italia prima della richiesta di fiducia (il voto finale dovrebbe essere domani), l’ex premier riunisce via Zoom deputati e senatori del Movimento nella speranza che fare chiarezza su come si è arrivati al testo finale scongiuri eventuali voti contrari oltre a quello, già emerso nel pomeriggio, dell’onorevole Alessandro Melicchio (e per questo redarguito). Non a caso Conte lo dice chiaro, in apertura di riunione: “Il risultato ottenuto è straordinario e la sintesi deve essere sostenuta da tutti”. Certo, il Movimento “non ha ottenuto tutto ciò che aveva chiesto” visto un contesto molto complicato “in cui non si mostrava alcuna via d’uscita”.

L’ex premier rivendica l’importanza della “compattezza” del Movimento, “chiave” per arrivare alle modifiche che hanno resto accettabile il testo: “Ci siamo accorti subito di alcune criticità della riforma – è la versione di Conte – il testo così com’era non poteva essere approvato, c’erano punti si cui non potevamo transigere”. E allora grazie “al confronto interno”, sviluppato con una “cabina di regia tecnica” e una “politica”, si è arrivati a un risultato che per Conte non avrà bisogno di passare dal voto degli iscritti: “La riforma è per tre quarti uguale alla Bonafede, non tradiamo nessun valore e nessun principio”. Una risposta a chi, come Danilo Toninelli, aveva chiesto il passaggio con la base per legittimare un via libera che altrimenti alcuni eletti avrebbero fatto fatica a votare.

Non sarà necessario, assicura Conte, che invita i suoi “ad abbracciare con entusiasmo il nuovo corso”, perché “il ‘fine processo mai’ non fa parte dell’indirizzo del M5S”. Parole rafforzate in Aula da Giulia Sarti, relatrice del testo, che ricorda le “modifiche migliorative” che hanno evitato “la sostanziale morte della maggior parte dei processi penali”. A metterci la faccia è anche Alfonso Bonafede, il 5 Stelle che più aveva da perdere da questa partita e che invece sceglie di sostenere Conte: “Io voterò la fiducia, orgoglioso di fare parte di un gruppo che ha deciso di contare su una questione importante come la giustizia”.

C’è però chi si aspettava di più, soprattutto sui reati ambientali, per i quali non sono previste eccezioni rispetto all’improcedibilità. Tra gli altri è la senatrice Patty L’abbate a chiedere “di sostenere azioni a tutela dell’ambiente”, “correggendo il tiro” per quanto possibile in modo da “vigilare” e poi “punire con efficacia” questo tipo di reati. Impossibile però farsi carico di nuove, interminabili trattative. Per questo Conte si aspetta unità e avvisa gli eletti di non aver affatto gradito le numerose assenze in Aula durante il voto sulle pregiudiziali costituzionali: “Non mi è piaciuto. È vero che era domenica, che la nostra presenza non era fondamentale, ma la nostra forza politica la dimostriamo con la compattezza”.

E in effetti qualche scricchiolio a Montecitorio si vede. Quando si apre il voto sulle pregiudiziali di Fratelli d’Italia e l’Alternativa c’è, bocciate con ampia maggioranza, mancano i voti contrari di 41 onorevoli 5 Stelle. Non tutti sono ribelli, certo, se si pensa che tra gli assenti c’è anche chi, come Giuseppe Brescia, ha sostenuto pubblicamente Conte. A votare con l’opposizione è invece Melicchio, che giura di “avere fiducia nel governo” ma proprio non riesce “ad accettare il compromesso arrivato in Aula, pur migliorativo del testo iniziale”.

È senz’altro migliorativo a quello che avrebbero voluto Lega e FI, che in aula concedono qualche assaggio delle prossime rivendicazioni in tema di giustizia. Cristina Rossello (FI) auspica interventi “sull’abuso d’ufficio” e “per una maggiore tutela dei sindaci”, oltre “alla riforma delle riforme”, ovvero “la separazione delle carriere” di pm e giudici. Il leghista Manfredi Potenti si dice “convinto” che ora serva “una profonda riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm”, mentre l’altro forzista Roberto Cassinelli gongola per aver ridotto il numero di proroghe ai tempi del processo e sogna “di eliminare le patologie del processo mediatico, prevedendo il divieto di conferenze stampa e il divieto di pubblicazione di nomi e foto e interviste dei magistrati protagonisti delle indagini”.

Ma mi faccia il piacere

Il velocista/1. “Primo oro italiano della storia nei 100 metri, con Draghi premier? Coincidenze? Non credo” (Riccardo Puglisi, consulente del governo Draghi, Twitter, 1.8). Medaglia d’oro per la lingua più veloce del mondo.

Il velocista/2. “L’uomo più veloce del mondo è di Desenzano del Garda. È destino della Lombardia far correre l’Italia sempre più forte” (Attilio Fontana, Lega, presidente Regione Lombardia, Twitter,1.8). Per la cronaca, Marcell Jacobs è nato a El Paso (Texas), ma è un vero italiano: infatti non ha trust alle Bahamas né conti in Svizzera.

L’ideona. “Scuola, il piano del governo per l’addio alla Dad: aule con le finestre aperte” (Repubblica, 30.7). Era così semplice: bastava aprire le finestre. E poi dicono che non sono i Migliori.

Sole che Sorgi. “Ma metti anche che, in un intento suicida, … insistessero per mandare a casa in banchiere… al Presidente della Repubblica non resterebbe che mettere su un governo elettorale, forse perfino militare, com’è accaduto con il generale Figliuolo per le vaccinazioni. A mali estremi, estremi rimedi” (Marcello Sorgi, Stampa, 29.7). Questo Draghi è proprio un fenomeno: fa il bello e il cattivo tempo, ha tutto il Parlamento e la stampa ai suoi piedi, ma c’è già chi piange la sua dipartita. Eravamo un Paese di reduci postdatati, ora siamo un Paese di vedove preventive.

Quante dosi, Figliuolo? “L’obietto finale è di arrivare a vaccinare tutti gli italiani almeno entro l’estate. Se poi ce la facciamo prima, siamo più bravi. Ecco, noi ci attrezziamo a essere più bravi. Io le battaglie le faccio per vincerle” (gen. Francesco Paolo Figliuolo, 13.3). “Il 60 per cento degli italiani over 12 ha completato ciclo di vaccinazione” (gen. Figliuolo, 1.8). Vabbè, dài, non stiamo lì a sottilizzare: uno più, uno meno.

L’Impresa. “L’ultima impresa di Sergio Mattarella. Inizia il semestre bianco. Il Presidente è deciso a esercitare i suoi poteri. Per garantire la continuità del governo Draghi. Mentre in molti gli chiedono di rimanere” (Marco Damilano, Espresso, 1.8). Sì, ma l’impresa quale sarebbe?

Il portafortuna. “Anche Matteo Renzi ha firmato i referendum sulla giustizia!” (social ufficiali della Lega, 21.7). Visto come gli riescono bene i referendum, grattàtevi.

L’addetto ai lavori. “L’indagato Davigo insulta gli italiani che stanno firmando in massa i referendum sulla giustizia” (Matteo Salvini, segretario Lega, 30.7). Ha parlato l’imputato Salvini.

Berluschino. “Paolo Berlusconi: ‘Oggi chi è indagato è morto’” (Giornale, 29.7). Lui si salva perchè è già condannato.

Bei tempi. “Bonino firma i referendum: ‘Un ritorno alla giovinezza’” (Dubbio, 28.7). I bei tempi di quando, contro i magistrati, non era ancora alleata di Salvini, Berlusconi e Renzi, ma solo di Craxi.

Un uomo contro. “Nella famosa kermesse di Articolo 1, quella in cui Travaglio prese a male parole il presidente Draghi, il momento più significativo è stato l’incontro fra Scanzi e Bersani. Da una parte badilate di piaggeria, dall’altra un compiaciuto schermirsi” (Aldo Grasso, Corriere della sera, 1.8). Eddài, Bersani, la prossima volta invita pure Grasso: non verrà nessuno, ma lui ha sempre una gran voglia di attaccare Cairo, il Torino e La7.

Frange. “Nelle piazze s’infiltrano frange antigovernative” (Messaggero, 28.7). Beh, allora non resta che abolire le piazze.

Compagno un caz. “Ayala è stato compagno di scrivania di Giovanni Falcone e pm del maxiprocesso” (Carmelo Caruso, Foglio, 31.7). Compagni di scrivania il giudice istruttore Falcone e il pm Ayala? Urge separare le carriere.

Monte dei Boschi. “Padoan evitò il disastro Mps, a ispirare strani accordi è stato il mondo dalemiano” (Maria Elena Boschi, capogruppo Iv alla Camera, Stampa, 1.8). Cioè il mondo da cui proviene Padoan.

Cari estinti/1. “Cingolani: rischio estinzione nel 2090” (Sole 24 ore, 29.7). Si estingue così tardi?

Cari estinti/2. “La mia nuova vita? Camelot dopo Rousseau. Ho richieste dall’estero anche da gruppi politici” (Davide Casaleggio, Corriere della sera, 27.7). Praticamente se lo strappano di mano.

Cari estinti/3. “Dall’instabilità tunisina abbiamo tutto da perdere” (Stefania Craxi, intervistata dal Giornale, 30.7). La interpellano come esperta di latitanze.

Il titolo della settimana/1. “Brusaferro: ‘E’ il vaccino il metodo più efficace per convincere i No Vax’” (Repubblica, 25.7). Più leggi questo titolo, più apprezzi il fascino discreto della stupidità.

I titoli della settimana/2. “Draghi si è rotto il cazzo: se la maggioranza di governo continua con questo andazzo, cercasse un altro al posto mio” (Dagospia, 28.7). “Draghi esasperato dalle beghe M5S” (Giornale, 29.7). “Draghi perde la pazienza” (Libero, 29.7). E adesso come facciamo?

I titoli della settimana/2. “Alla fine del concerto per il G20 al Quirinale Riccardo Muti ha salutato ringraziando Mattarella e Franceschini, ignorando Draghi. Come mai? Super-Mario è rimasto visibilmente mortificato” (Dagospia, 30.7). Ma guarda te, povera stella.

Jacobs come un cannone, al resto serve un esorcista

Per fortuna c’è Marcell Jacobs, ormai stella dell’atletica più spettacolare, quella dei velocisti, a ridarci un po’ di speranze, e rinfrancare il morale non altissimo della nostra poderosa spedizione olimpica, frustrata dalle quotidiane delusioni delle finali smarrite, dalla crisi della scherma che vanta un glorioso passato, ma ora si dibatte in un presente stitico, per non parlare del meschino epilogo che ha colpito il Ct del ciclismo Davide Cassani, rispedito a casa dopo il flop di Nibali e compagni.

Già, Jacobs. Il ventiseienne poliziotto gardesano ha infatti vinto in gran scioltezza la batteria dei 100 metri abbassando il suo record italiano a 9”94 (secondo tempo di giornata) e candidandosi così tra i favoriti della gara più bella e seguita di ogni Olimpiade. Impresa mai riuscita a un italiano, nemmeno ai tempi di Berruti, Ottolina e Mennea.

Un tempo, era grasso che colava vedere un azzurro in semifinale: appena sette c’erano riusciti, prima di ieri, e solo due negli ultimi 97 anni (!). Dato che finalmente viene aggiornato: oltre a Jacobs, in semifinale c’è pure Filippo Tortu, ex primatista italiano con 9”99, reduce da una stagione precaria, ieri apparso in discreta ripresa.

Come l’atletica italiana. Il lunghista Filippo Randazzo ha saltato 8 metri e 10, e si è guadagnato con la sesta misura, l’ambita finale. Idem Daisy Osakue. La discobola, mesi fa aggredita dai razzisti, ha eguagliato il primato nazionale vecchio di 25 anni. E in finale dei 5mila va Nadia Battocletti, 21 anni. Impresa riuscita a Gianmarco Tamberi, era la sua ossessione. Ma ci occorre un esorcista per scacciare gli spiriti maligni che si sono accaniti contro l’Italia. Ieri l’arciere Mauro Nespoli è stato sconfitto dal turco Gazoz nell’ultima frecciata: “Non è un oro perso, ma un argento vinto”. Il siciliano Nino Pizzolato, campione europeo della categoria 81 chili di sollevamento peso, era secondo allo strappo. Stabilisce il nuovo record italiano nello slancio, e però si ritrova terzo. Bronzo anche per la campana Irma Testa, storica prima medaglia del pugilato femminile italiano, e bronzo anche alla romana Simona Quadarella negli 800 m stile libero. In totale, 24 medaglie: 2 ori, 8 argenti, 14 bronzi. Nel medagliere siamo sedicesimi, mai così in basso. Mentre Alessandra Perilli da Rimini si è concessa il lusso di vincere per San Marino una seconda medaglia, d’argento.

“I pugni dati a Morgan I ‘postumi’ di Gasparri. E le bugie tra calciatori”

Equivoci pericolosi. “Marco Travaglio le ha detto del nostro trascorso?”. È una rivelazione. “Non sentimentale! Di lavoro: eravamo due giovincelli a inizio carriera, entrambi alle prese con il pallone. E spesso, a Torino, sedevamo accanto per vedere la partita. Lo sport è una bella scuola di giornalismo”.

Simona Ventura, tra un decollo pratico (“Sto partendo dalla Sardegna”) e uno professionale (“Ora ho un programma su Real Time e da settembre torno su Rai2”) si concede anche un’avventura cinematografica come regista di un docufilm Le 7 giornate di Bergamo, dedicato al Covid-19 (“Lo presenteremo alla Mostra di Venezia”).

È vaccinata?

Ho gli anticorpi alti lasciati dal virus, sono nei sei mesi d’immunità (è stata contagiata).

Registi di riferimento.

Adoro Ridley Scott e l’ho incontrato, poi Luca Miniero, Gabriele Muccino, Matteo Garrone; Gabriele lo conosco da anni perché suo padre lavorava in televisione; (ci ripensa) aggiungo Carlo Verdone.

Elenco lungo…

Non mi metto al loro livello, sono solo fonte d’ispirazione: ne devo mangiare di cereali sottomarca per assomigliare anche lontanamente a loro.

Pragmatica.

Non sono una prepotente.

Prima dell’annuncio di Venezia ha pubblicato un selfie senza trucco. E giù insulti…

Non leggo i commenti sui social, me lo sta rivelando lei; magari sbircio solo i primi, poi mi annoio mortalmente e lascio perdere. Fossero almeno critiche costruttive.

La prima critica costruttiva ricevuta…

(Qui parte un ooohhhh lunghissimo) Sono tantissime; ricordo Aldo Grasso che sul Corriere della Sera parlò male dell’Isola dei famosi ancora prima di averla vista; (ci pensa) quella non fu costruttiva, però mi spiegò bene certi meccanismi.

E…

Ho la fortuna di farmi scivolare di dosso gli attacchi subiti in questi anni, altrimenti non sarei viva.

È una polarizzatrice di giudizi.

Perché sono un battitore libero. E so incassare.

Con forti alti e bassi nella carriera.

Sono voluti, come quando ho scelto di lasciare la Rai per Sky: avevo i figli adolescenti e desideravo seguirli, e quando sei donna sei costretta a mollare qualcosa sul campo; (muta il tono) in questi anni è stata dura, ma ho lavorato sempre. Sempre. Non ho mai mollato.

Con successi minori.

No, proprio degli insuccessi, anzi dei fallimenti e anche questi mi hanno aiutato.

Tipo?

Sia nella sfera privata che in quella professionale: ma è normale, è la vita; conta come si reagisce, come gli snodi vengono analizzati e non nascosti. E poi mi annoio facilmente, se la monotonia mi avvolge è la fine.

Per dieci anni ha condotto Quelli che il calcio.

Era diversa ogni puntata, così come le otto stagioni dell’Isola.

Gene Gnocchi racconta che a Quelli che il calcio lei lo ha rimproverato.

Davvero?

Per David Bowie.

Avevo in trasmissione il mio idolo, io buttata ai suoi piedi gridavo “ibernatemi, voglio restare qui così”, e poi arriva Gene e in diretta gli domanda se ha trovato traffico (ride). Lo avrei ammazzato, ma resta uno dei migliori amici, e con lui ho fatto squadra.

Conta, la squadra.

Il gruppo di quella trasmissione era meraviglioso, e soprattutto negli ultimi anni l’ho difeso in ogni modo.

In Rai è fondamentale.

(Sospiro) Sì, molto.

È storica la sua lite in diretta con Maurizio Gasparri: al telefono l’accusava di disinformazione.

Non so quanti, al mio posto, avrebbero replicato con tale vigore; (ci pensa) all’inizio pensavo fosse uno scherzo, ma quando mi sono resa conto che sparava ad altezza uomo ho guardato l’espressione di un giovane cameraman davanti a me: era mortificato, umiliato e mi è partita la brocca.

Quella sfuriata l’ha pagata?

In seguito sì. Resto la persona più lontana dalla politica.

Da vent’anni si definisce “qualunquista”.

E lo rivendico: per esserlo ci vuole una grande forza.

Ha mai picchiato qualcuno?

Qualche cosa è successo, ma per passare all’attacco devo essere trascinata dentro dalla disperazione; di solito incasso e poi colpisco a freddo.

Morgan sostiene che lei lo ha colpito più volte durante X-Factor

È vero, perché all’inizio di quell’avventura non era bravino, così gli davo i tempi giusti e i consigli accanendomi sulla sua gamba; a lui mi sono dedicata molto, adesso c’è questa polemica sterile su Ballando con le stelle, stavo scherzando, però mi sto preparando per rispondergli. Con calma. (La Ventura ha dichiarato: “Chissà se finirà il programma…”)

Ancora pragmatica.

A volte esprimo dei giudizi con una chiave ironica e vengono letti con serietà; in questo periodo sto guardando le commedie degli anni Ottanta e allora c’era molta più libertà di scherzare, con frasi oggi non pronunciabili.

Dopo trent’anni lei è una grande signora della tv.

No, una grande ragazza.

Il signora era positivo.

Allora sono una signora giovanile.

Giovanile è peggio.

Mio malgrado ho creato uno stile, senza volerlo.

E quanti artisti o pseudo tali ha visto perdersi?

Tanti, tantissimi: fino a dieci anni fa c’era un enorme lago dove tutti si abbeveravano: i capaci, i non capaci, i raccomandati, i politicamente sostenuti. Ora quel lago è diventato uno stagno, non ci sono più soldi, eppure tutti continuano a volersi dissetare. Non è facile.

Tra i tanti che ha lanciato c’è Aldo Montano, ora in lacrime per “l’incognita futuro”…

All’Olimpiade del 2004 mi era apparso un guerriero, uno super carismatico e lo avrei voluto anche all’Isola: disse di no per via degli allenamenti; mi colpisce questa sua reazione, perché ha tante virtù e dovrebbe approcciare al futuro con grande serenità.

Lei è fragile?

Nella vita privata posso risultare come una bambina, ma nel lavoro divento forse un uomo.

È una leader.

Lo devono dire gli altri.

Lo saprà.

So fare spogliatoio, questo sì.

Quante volte hanno chiesto la sua testa?

Tante. Tantissime. Però molti mi vogliono bene.

Un “lato B” del mondo dello spettacolo.

Non lo posso dire; (ci ripensa) diciamo che non c’è.

Stare sempre sotto i riflettori?

No, altrimenti dovrei scegliere un altro mestiere.

Non le pesa mai?

Per niente, mi piace. E mi fermo sempre per un selfie (è vero: spesso viene interrotta ed è soddisfatta. Sorride, saluta, e riprende il filo del discorso esattamente da dove lo aveva interrotto)

Non come Madame che ha detto “no” a un fan.

Secondo me è stato un grande equivoco.

C’è un però.

Oggi è facile ottenere successo, e quel genio di Amadeus, mio amico da trent’anni, ha costruito un Sanremo mostruoso puntando sui cantanti giovani, che dopo il Festival si sono lanciati. Ecco, il problema è gestire i riflettori.

Il primo consiglio che darebbe a un ragazzo…

Di restare calmo e testa sulle spalle. E lo so: non è facile; (cambia tono) arrivare è meno complicato di quanto si pensi, basta anche mettersi con le tette al vento e riscuotere milioni di like, mentre la questione è mantenere quel consenso.

Non ha mai posato per un calendario sexy.

Adesso? Non ci penso proprio.

Prima.

Sono sexy mio malgrado, poi come pubblico piacevo alle donne: sono loro ad avermi dato più soddisfazione, sono loro le più fidelizzate, quindi niente calendario; poi quando ho ottenuto il successo sono rimasta quasi subito incinta. E oggi la vera estremizzazione è restare vestite.

Nel mondo dello spettacolo i primi tre amici che le vengono in mente.

Gene Gnocchi, Teo Teocoli e Paola Perego: con lei avrò un programma su Rai2.

Anche la Perego in quanto a critiche…

Non vado a cercare le persone quando sono al potere, ma quando non lo hanno più: lì mi diventano simpatiche, è una mia prerogativa.

Amiche…

Con Paola non ci siamo amate moltissimo, però ho vissuto come un’ingiustizia la chiusura del suo programma e l’ho dichiarato subito sui social. Lei mi ha chiamato. Ci siamo viste a cena ed è nato il nostro rapporto.

Quanto sono lontani i tre Telegatti consecutivi.

A casa ne ho dieci.

I tre sono come personaggio dell’anno. Come si sentiva?

Bene, probabilmente vivevo in un’altra dimensione, dove tutto andava alla grande; forse avevo meno sensibilità e umanità di adesso. Ed è normale: quando sei circondato da una moltitudine di persone che ti osanna, è impossibile capire se questa vicinanza è dovuta al successo o perché hanno capito veramente chi sei.

Soluzione?

Da subito ho costruito una famiglia, poi i genitori, mia sorella e ora il mio compagno (Giovanni Terzi, giornalista).

Su Real Time è iniziato il suo nuovo programma. Tra i primi ospiti, l’ex portiere Pagliuca.

Mio grande amico, è quasi un fratello: abbiamo anche aperto un ristorante insieme e vissuto i generosi anni Novanta.

Il mondo del calcio è omertoso.

Non è vero, è complicato da capire per chi si approccia con superficialità: è stato il filo rosso della mia vita e dentro ho molti amici: da Roberto Mancini ad Antonio Conte, con me giornalista e loro nel pieno della carriera.

Resta un mondo chiuso: nessun calciatore si è mai dichiarato gay…

Forse siamo pronti, però è vero: su questo argomento c’è dell’omertà; (sorride) dirò di più: ai tempi, chi era fedele alla moglie, dentro lo spogliatoio veniva preso per il culo. Così il “fedele” doveva raccontare tante cazzate, tipo “sono andato a letto con questa o con quella”.

Una sua scaramanzia.

Sono piena di elefanti con la proboscide alzata.

Gioca alla lotteria?

Ho sempre pensato: se sbaglio di un numero mi uccido.

Il suo supereroe.

SuperSimo! No, diciamo Wonder Woman .

Programmi tv: il martedì guarda Floris o la Berlinguer?

La Berlinguer è mia amica; però spippolo, vado pure su Rai2.

La domenica: Venier o D’Urso?

La pizzeria.

Il sabato la De Filippi o la Carlucci?

(Silenzio) Bella lotta. Tutte e due. Diciamo che guardo una e registro l’altra e viceversa.

Finale degli Europei: Sky o Rai?

Sky perché in Sardegna non ho il digitale.

Chi è lei?

(Ripete la domanda al suo compagno)

Chiede aiuto?

Sì, a Giovanni. (silenzio) Un uragano. Uragano Simo.

Ad agosto è pericoloso.

Vabbè, allora pensiamoci…

 

Amatrice, ecco l’auditorium per riportare la speranza

Una piazza reale e non virtuale attorno alla quale dare corpo alla ricostruzione forse più importante: quella dei legami della comunità nell’epicentro del terremoto del 2016, che ha colpito 138 Comuni del cratere. E spazzato via la città di Amatrice, ma non la speranza: ieri è stato inaugurato il nuovo auditorium realizzato dalla Croce Rossa Italiana con il sostegno di Associazione “Io ci sono”, Fondazione Alberto Sordi, Sprayforlife, Associazione di cori “1000 voci per Ricominciare”, Croce Rossa del Liechtenstein, Poste Italiane e il Fatto Quotidiano (ieri ad Amatrice anche l’ad Cinzia Monteverdi). Si tratta di uno spazio polifunzionale costruito in Classe d’uso IV, ossia nel rispetto dei criteri richiesti per le strutture con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con riferimento alla gestione della protezione civile e in caso di calamità. Ha quindi anche una funzione fondamentale per la popolazione in caso di nuove emergenze. L’edificio è dotato di impianti a elevata efficienza energetica con uso massiccio di fonti rinnovabili: ha al suo interno un teatro, un cinema, un bar-ristorante, uffici pubblici, una sala espositiva e due cavee esterne per spettacoli all’aperto. La prima esibizione è stata quella dei bambini del laboratorio teatrale “Sentieri di prossimità”, stasera si esibirà il cantastorie Angelo Branduardi.

Ieri il taglio del nastro. “Voglio ringraziare questi donatori che ci hanno dato fiducia: ogni centesimo è stato rendicontato, perché è necessario essere trasparenti sulle risorse che ci vengono affidate” ha detto il presidente della Cri, Francesco Rocca, che ha ricordato anche l’impegno dei volontari (ad Amatrice se ne sono avvicendati 6000) nei progetti sociali per recuperare quelle che definisce “le periferie esistenziali”. Progetti e attività che servono per rinsaldare legami tra la popolazione che ha deciso, nonostante tutto, di restare. Legami che sono stati messi a dura prova dal sisma prima e dall’attesa della ricostruzione poi. “Questa comunità ha dimostrato una forza straordinaria. L’Auditorium della Laga va nella direzione di un rafforzamento ulteriore di questa comunità. Il lavoro di squadra è fondamentale e porta, come in questo caso, a frutti tangibili” ha ricordato il capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio. A cui ha fatto eco il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, anche lui ad Amatrice per inaugurare l’Auditorium perché “il teatro è cultura, musica e socialità. Questa è una risposta che aiuta ad avere speranza per chi vuole rimanere o tornare qui”.

Ma a che punto è la ricostruzione? “Con la velocità necessaria, in 5 anni potremmo tornare alle nostre case” spera il sindaco Massimo Buffacetti, che è fiducioso visto il ritmo di marcia che è stato ingranato purtroppo solo dopo una lunga impasse che ha esasperato gli animi. Lo dice in filigrana anche il neo commissario alla ricostruzione, Giovanni Legnini: “Ora si sta facendo quello che andava fatto già da un pezzo: in sei mesi abbiamo autorizzato e finanziato 3500 cantieri. Il problema è che doveva esser così già due anni fa: ai ritmi di prima la ricostruzione sarebbe stata completata nel 2048”. Se invece il trend odierno dovesse essere confermato, la speranza è di rivedere in piedi la città tra 6 o 7 anni. “Si tratta di ricostruire dalla fondamenta una città e pure quelle danneggiate nei 138 Comuni del cratere. È una sfida dura ma affascinante: adesso spetta ai territori e alle aziende”.

Ma sono passati già cinque anni dal sisma e si sentono tutti da queste parti. “Prima del nuovo corso, per oltre due anni c’è stato uno stallo indecoroso, un buco di tempo in cui non è stato fatto tutto quello che poteva esser fatto” spiega l’ex primo cittadino Sergio Pirozzi, che guarda con fiducia a questa nuova fase: “Oggi è un giorno di gioia. Avevamo bisogno di un luogo in cui stare insieme: siamo rimasti in 1.117 e abbiamo patito lutti e solitudine da isolamento. Per questo avevamo chiesto un luogo per tornare a stare insieme”.