“Dio? Il suo primo errore è stato il serpente parlante”
(Ricky Gervais)
LE STRUTTURE ANTROPOLOGICHE DELL’IMMAGINARIO
E LA PRASSI DIVERTENTE
Come dicevamo la volta scorsa, l’antropologia dell’immaginario di Gilbert Durand (1963) classifica le immagini seguendone la produzione lungo il tragitto antropologico che dai riflessi primari arriva alla socio-cultura. I simboli che animano l’immaginario umano si manifestano sotto l’aspetto di tre schemi d’azione (distinguere, confondere, unire) che corrispondono ai tre gruppi di strutture della classificazione psicologica dei simboli (strutture eroiche, mistiche, drammatiche), ai tre riflessi dominanti della fisiologia (posturale, digestivo, copulatorio), ai tre principi logici (contraddizione, similitudine, causalità), retorici (antitesi, analogia, diacronia) e poetici (identità, viscosità, ritmo), e ai tre effetti divertenti (comico, spiritoso, umoristico). Un comico può avvantaggiarsene per creare gag più efficaci, poiché ogni gag crea nello spettatore uno stato di coscienza particolare (un’immagine buffa) che è una trama di corrispondenze fra espressione, contenuto, salienza psicologica e struttura antropologica dell’immaginario. “Andare in bici mi ha aiutato a perdere peso. Una cosa bellissima. Mi ero stufata dei maschi che avevano erezioni per la mia personalità”. (Beth Stelling)
Correlazione fra modelli
Vediamo dunque le correlazioni fra i modelli utilizzati per questo lavoro (Gruppo di Liegi, Durand, Freud, Greimas, Girard, Laborit). Se la mediazione fallita riguarda isotopie che materializzano l’opposizione Anthropos/Cosmos secondo campi semantici relativi all’azione, l’effetto divertente è in relazione analogica con i riflessi posturali: effetto comico (“sono un bambino”). “Al sorgere dell’alba il fantasma scomparve attraverso il muro e Dubbs, nel tentativo di seguirlo, si ruppe il naso” (Woody Allen). Se la mediazione fallita riguarda isotopie che materializzano l’opposizione Anthropos/Cosmos secondo campi semantici relativi al pensiero, l’effetto divertente è in relazione analogica con i riflessi digestivi: effetto spiritoso (“ho idee pericolose”). “Una volta sono uscita con un ragazzo che non voleva mettermelo dietro. Gli ho detto: “Cosa sei, un idiota? Non lo sai che se mettessi su Craiglist l’annuncio ‘Piccola femmina asiatica cerca anale’, Internet esploderebbe?” (Ali Wong). Se la mediazione fallita riguarda isotopie che materializzano l’opposizione Anthropos/Cosmos secondo campi semantici relativi all’emozione, l’effetto divertente è in relazione analogica con i riflessi ritmici: effetto umoristico (“sono un cinico”). “All’anulare porto una fede molto semplice, perché sono contraria ai diamanti. Una volta in tv ho visto un documentario su questi bambini africani che…Sto scherzando. È al verde” (Michelle Buteau).
Ai tre schemi d’azione/gruppi di strutture di Durand corrispondono i tre momenti strutturali dello schema narrativo di Greimas: contratto = unire (strutture drammatiche); azione = confondere (strutture mistiche); sanzione = distinguere (strutture eroiche).
I simboli dell’immaginario umano sono riuniti nella doppia polarità diurna (struttura eroica) e notturna (strutture mistiche e drammatiche), la quale rimanda alla doppia polarità del simbolo (diviso fra significante e significato), e a quella della simbolica tutta intera (divisa in ermeneutiche riduttive, o archeologiche, come quella di Freud e Girard, e amplificative, o escatologiche, come quella di Bachelard e Durand: da una parte la denuncia della maschera, le immagini particolari che contraffanno pulsioni e desideri, dall’altra lo svelamento dell’universale). La tensione fra le due polarità costituisce l’attività dialettica dell’immaginario. Ne è un’eco la dialettica fra tragedia (la colpa ricade sul figlio) e commedia (la colpa ricade sul padre). “Il mio corpo è il mio tempio perché ogni tanto c’è dentro il mio rabbino” (Jamie Lee).
Secondo Durand, la funzione dell’immaginazione simbolica è quella di negare eticamente il negativo, negare il niente della morte e del tempo. Questa sua interpretazione amplificativa viene equilibrata da quella riduttiva: come i modelli di Greimas (1979) e di Girard (2006), anche quello di Durand può essere letto come una metafora dell’organizzazione funzionale del sistema nervoso preposta alla sopravvivenza istintiva, il sistema pericolo/azione/ricompensa descritto da Laborit (1976).
DIALETTICHE DELLA PRASSI DIVERTENTE
In ogni gruppo umano, le strutture storico-politiche e psico-sociali sono in relazione dialettica con i simboli artistici, mitici, ideali. Ne conseguono vari fenomeni, fra cui il malessere di una società quando il respiro dell’immaginario è bloccato artatamente su una struttura (come nelle dittature, la cui propaganda deve insistere sulle strutture antitetiche); l’effetto terapeutico dell’arte, fino alla sociatria, come nel caso della società apollinea degli Zuñi, dove la valvola di sicurezza dionisiaca è data dal simbolismo saturnale dei clown Koyemshis (Cazeneuve, 1971); e la possibilità per i comici di opporre a qualunque ortodossia sabotaggi tanto più micidiali quanto più mirati alla specificità del blocco in atto.
Dialettiche nella comicità
La comicità è luogo di numerose dialettiche. Per esempio, nella gag c’è la dialettica fra premessa (maschera) e punchline (svelamento); nella coppia comica, fra il Bianco (la malinconia) e l’Augusto (l’euforia); nel plot comico, fra gli equivoci dovuti a sosia o gemelli; nella struttura narrativa, fra il plot comico principale amoroso e quello secondario che ne è una parodia; nelle immagini comiche, fra quelle diurne (giocate sull’identità) e quelle notturne (giocate sulla similitudine e sulla causalità).
Valore antropologico della comicità
Alla lunga, la prassi divertente è sempre eufemizzante. Ciò significa che è in relazione analogica con il riflesso digestivo, l’azione del confondere, il principio di similitudine, l’archetipo del centro, e le strutture mistiche. Un comico evoca, con la sua grazia, l’archetipo degli archetipi: l’infanzia. Per l’immaginario, l’infanzia è il bene supremo, concreto, autorizzato, efficace. La comicità è teofania del Puer aeternus, del caldo sole della fanciullezza che ci porta al più alto grado di gioia. “La notte scorsa ho sentito i miei genitori che litigavano a causa mia. Urlavano cose tipo: ‘Te lo dicevo che sarebbe sopravvissuto!’” (Emo Philips)
(66. Continua)