All’inizio era la priorità dei reati da perseguire. È il Parlamento, la politica, a dover decidere quali sono. E sono i magistrati a dover obbedire: a loro verranno indicati quali fascicoli trattare prima di altri. Questo in base a dei parametri indicati dalla politica. Lo prevede la riforma della ministra della giustizia Marta Cartabia. Un emendamento che a quanto emerge non è stato cambiato neanche dopo le lunghe trattative con i partiti di questi giorni. È così dunque che potrebbe arrivare domenica in aula, nonostante più voci, autorevoli, ne abbiano sottolineato il rischio di incostituzionalità. Ma forse domani in aula potrebbe arrivare un’altra sorpresa che sembra poter intaccare l’autonomia del potere giudiziario. Ieri in commissione Giustizia è stato approvato (con parere favorevole anche di altre parti politiche) un emendamento presentato da Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia. L’emendamento prevede di inserire una lettera – la l-quinquies – all’articolo 3 comma 1 della riforma, quella che riguarda le indagini preliminari e l’udienza preliminare. Si chiede di “prevedere criteri più stringenti ai fini del provvedimento di riapertura delle indagini di cui all’articolo 414 del codice di procedura penale”. Il codice infatti prevede che dopo un decreto di archiviazione “il giudice autorizza con decreto motivato la riapertura delle indagini su richiesta del pubblico ministero” che deve motivare dunque il perché della necessità di proseguire le proprie investigazioni.
E sono tanti i procedimenti che in Italia nel tempo, per i più disparati motivi, sono stati riaperti. Anche più volte. Come quello che riguarda Silvio Berlusconi, indagato a Firenze, con Marcello Dell’Utri, nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del 1993. L’ipotesi al centro di questa indagine (più volte sollevata e più volte scartata) è che ci siano stati rapporti tra Berlusconi e Dell’Utri con i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, poi condannati definitivamente per le stragi del 1992 e 1993. Berlusconi e Dell’Utri sono stati già indagati e archiviati negli anni novanta e duemila per carenza di riscontri. Da più di 4 anni sono di nuovo iscritti (e dunque ancora innocenti fino a prova contraria), con alcune interruzioni durante le quali la Procura di Firenze ha archiviato le loro posizioni e poi riaperto il fascicolo.
Ma come funziona il meccanismo di riapertura delle indagini sul quale ora la politica ora vuole intervenire? Quando scadono i termini massimi di durata delle indagini, il pubblico ministero può fare una richiesta di archiviazione e se vi sono esigenze di nuove investigazioni può richiedere la riapertura delle indagini che deve essere autorizzata dal giudice, proprio come previsto dall’articolo 414 del codice di procedura penale. Già oggi ci sono dei parametri da rispettare affinché i fascicoli vengano riaperti.
Ma stando all’emendamento Zanettin vi è bisogno di criteri ancora più stringenti. Quali si deciderà in futuro (se la proposta dovesse essere votata così com’è e quindi entrare nella riforma)
Ma come nasce questa esigenza? Lo abbiamo chiesto direttamente a chi questo emendamento lo ha presentato. “Dobbiamo cercare di evitare la proliferazione di procedimenti non necessari – spiega il deputato Zanettin –Noi riteniamo, e mi pare anche che l’intero governo abbia condiviso, compreso la compagine governativa del M5s, il senso di dire che le riaperture delle indagini devono essere giustificate da un interesse specifico, da un fatto nuovo. Non possono essere ad delibitum del Procuratore della Repubblica che dice ‘riarpiamo’. Questi sono criteri di legge delega, poi il governo dovrà fare dei decreti attuativi che saranno portati all’esame del Parlamento”. È una norma che nasce dall’esperienza dell’inchiesta fiorentina che è stata riaperta? “Sono norme generali e astratte che riguardano tutti i cittadini. Ci sono tanti di quei casi di riaperture di indagini non necessarie, la casistica è infinita. Noi le cose le facciamo con principio di norma generale e astratta. Inoltre questo emendamento è passato all’esame del consiglio dei ministri, presenti anche i ministri 5stelle e hanno ritenuto che andasse bene. E poi oggi in commissione, anche i relatori di Pd e 5stelle hanno dato parere favorevole”.