Quel siparietto di Mieli su La7: stucchevole
Gentilissimo direttore, a proposito dell’editoriale “Il piccolo fiammiferaio”, avresti dovuto vedere lo stucchevole siparietto di Mieli, De Gregorio e Damilano su La7, praticamente hanno fatto intuire che tu fossi un terrorista e aizzatore di folle contro il Santo. I discepoli hanno dimenticato le bellissime parole uscite dalle loro boccucce o le accuse infondate atte a demolire la credibilità del presidente Conte: io mi vergogno per loro e per aver dato credito ad alcuni di loro in passato.
Nicoletta Della Pietra
Cara Nicoletta, questa gente riesce a fare contemporaneamente paura e ridere.
M. Trav.
I vaccini tra obblighi ed effetti collaterali
Visto il consueto tifo da stadio nel dibattito sui vaccini, preferisco non rendere pubblica la mia posizione. Mi si consenta una riflessione: se devo essere vaccinato nel superiore interesse della collettività, perché devono essere mie le conseguenze negative in caso di controindicazioni? Posso anche accettare di sottostarmi a un obbligo vaccinale imposto per accedere a certi luoghi, ma allora le conseguenze devono essere collettive: non devo essere costretto a firmare che conosco le controindicazioni di un farmaco sperimentale e che sollevo il vaccinatore da ogni responsabilità. Se scelgo liberamente di vaccinarmi, allora ha senso che sia così, ma se me lo imponi per legge o privandomi di alcune libertà se non ottempero, allora la responsabilità non deve essere mia. Si crea anche un problema di trattamento dei dati sanitari. Perché una cameriera al ristorante deve poter sapere se sono vaccinato? Non è il mio medico curante.
Giulio Giandoso
Che nessuno osi dire: “Draghi figlio di papà”
Gentile Marco Travaglio, le scrivo in merito a quanto ha detto alla festa di Articolo 1: “Draghi è un figlio di papà, un curriculum ambulante, uno che visto che ha fatto bene il banchiere europeo ci hanno raccontato che quindi è competente anche in materia di sanità, di giustizia, di vaccini eccetera. Mentre, mi dispiace dirlo, non capisce un cazzo né di giustizia né di sociale né di sanità”.
Draghi è rimasto orfano dei genitori a 15 anni ed è stato cresciuto da una zia, hanno strillato i gazzettieri indignati. È obbligatorio conoscere la biografia di Draghi? Per gli sciacalli sempre in agguato, Renzi in testa, sì. È evidente che lei si riferiva alla bambagia finanziaria in cui il grand commis è cresciuto, al servizio del Vero Potere Internazionale (Vip, Very international power, nel suo slang bancario). Ai politici è consentita ogni bassezza lessicale e linguistica, soprattutto il peccato mortale di non farsi capire per sfuggire meglio ai loro impegni presi a parole, mentre a certi giornalisti viene imputato di parlare chiaro e duro. E spesso con linguaggio figurato, come in questo caso. Il popolo bue preferisce dunque i velinari di una volta e di oggi, quelli che ricopiavano e ricopiano paro paro le dichiarazioni dei governanti senza interferire? Lei può non conoscere che vita abbia fatto da ragazzo Draghi e quanto abbia sofferto. Oppure lo sa, però, dato che il ragazzo è ormai grandicello (Draghi ha 73 anni), pensa che possa reggere l’onda d’urto di un’affermazione come questa. Noi da Draghi e dai suoi incapaci di governo accettiamo di peggio. E non mi riferisco alle mascherine e ai green pass, è ovvio. La politica non è più La fattoria degli animali di Orwell. È Il libro della giungla di Kipling. Riscritto da Stephen King.
Ivano Sartori
Caro Ivano, naturalmente conosco benissimo la biografia del giovane Draghi, che ho ricostruito nel mio “Conticidio”. Ma ovviamente non stavo parlando dei suoi genitori.
M. Trav.
Solidarietà al direttore: le sue parole condivisibili
Gentile redazione, esprimo solidarietà al direttore Travaglio dopo l’attacco che ha ricevuto a seguito della festa di Articolo 1. Il suo pensiero e le sue parole su Draghi erano e sono chiare non fraintendibili. Condivisibili o meno (per me sì) ma che non vengano strumentalizzate per attaccare il vostro bravo e onesto direttore.
Mario Lezziero
Povero premier, vittima di odio e di invidia
Gentile redazione, condivido pienamente le parole del direttore Travaglio su Draghi e il suo governo di “figli di papà”, avrei un solo appunto da fargli: non doveva dire “non capisce un cazzo”, adesso l’informazione di regime calcherà la mano solo su quelle parole, estrapolandole dal contesto e facendo passare Travaglio per un volgare insultatore e il “povero” Draghi come vittima dell’odio e dell’invidia.
Mauro Chiostri
Caro Chiostri, lei crede davvero che se avessi detto “cacchio” o “cippa” sarebbe cambiato qualcosa?
M. Trav.
Martedì nell’articolo “Sicilia, il cielo sopra Troina brilla per gli astro-turisti” ho erroneamente attribuito il comune di Darfo Boario Terme, in Val Camonica, alla provincia di Bergamo anziché a quella di Brescia.
M. C. Frad.