Sono costretto a citare un mio precedente articolo perché taluni non leggono e comunque non capiscono o fingono di non capire. Nell’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 10 febbraio 2021 dal titolo La prescrizione non piace alla Ue scrivevo: “La Corte di giustizia dell’Unione europea (grande sezione), con sentenza 8 settembre 2015, aveva ritenuto che la previgente prescrizione italiana fosse in contrasto con l’art. 325 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE)…
La Corte di giustizia Ue aveva deciso che un sistema simile pregiudicava la possibilità di infliggere sanzioni effettive e dissuasive in un numero considerevole di casi di frode grave che ledono gli interessi finanziari dell’Unione europea come in materia di imposta sul valore aggiunto (Iva). Di conseguenza, con la sentenza citata (chiamata Taricco) la Corte Ue aveva stabilito che i giudici nazionali dovessero disapplicare la normativa nazionale nella parte in cui poneva un limite di un quarto alla proroga del termine di prescrizione…
La Corte Ue (Grande sezione) con sentenza 5 dicembre 2017 ribadiva il contenuto della sentenza Taricco (punti 29-39), ma rilevava che – sino all’adozione della direttiva (Ue) 2017/1371 del Parlamento europeo e del Consiglio – il regime della prescrizione applicabile ai reati in materia di Iva non era oggetto di armonizzazione da parte del legislatore Ue (punto 44), con la conseguenza che la Repubblica italiana era libera, “a tale data”, di assoggettare il regime della prescrizione “al principio di legalità dei reati e delle pene” (punto 45)…
Non pretendo che mi si creda sulla parola, ma siccome ho citato la pronuncia della Corte Ue, chiunque legga la sentenza della Corte di Giustizia Ue 5 dicembre 2017 dovrebbe riuscire a capire che l’Italia poteva fare quello che voleva solo fino alla data di entrata in vigore della direttiva 2017/1371 del 5 luglio 2017, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Ue del 28 luglio 2017 ed entrata in vigore il giorno successivo (o comunque limitatamente ai reati commessi fino al 28 luglio 2017). Per i reati commessi successivamente doveva modificare la propria normativa in modo da consentire, per i casi di frode grave che ledono gli interessi Ue (come in materia di Iva), l’applicabilità di sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive.
L’eventuale inosservanza esporrà l’Italia a una procedura di infrazione.
Quindi l’Unione europea non vuole affatto che i processi finiscano con prescrizione o improcedibilità, ma vuole che, in caso di colpevolezza, segua la condanna a tale tipo di sanzioni.
Pensare che una proposta di riforma, la quale prevede la improcedibilità se nei tempi assegnati non interviene la pronuncia d’appello o quella definitiva, sia la soluzione al problema è sbagliato e significa disattendere le indicazioni della Corte di Giustizia e perciò esporre l’Italia a procedura di infrazione.
Fra l’altro, con l’entrata in funzione di Eppo (European Public Prosecutor’s Office, cioè la Procura europea) dal 1° giugno 2021, è ragionevole prevedere un aumento di processi in materia di frodi comunitarie o che comunque ledono gli interessi finanziari dell’Unione europea, ma anche questi andranno in fumo.
A tacere dei vincoli europei, l’idea di mettere un termine a pena di improcedibilità è comunque una finta soluzione al problema della durata dei procedimenti.
L’eccessiva durata dei processi dipende, nei gradi di impugnazione, dall’elevatissimo numero di appelli e ricorsi per cassazione (sconosciuto in altri Paesi) e non si risolve indicando un termine che non può essere rispettato.
Ne I promessi sposi (capitolo XII) Alessandro Manzoni racconta la vicenda della mancanza di pane e dei tumulti conseguenti: “…Le circostanze particolari di cui ora parliamo, erano come una repentina esacerbazione d’un mal cronico. E quella qualunque raccolta non era ancor finita di riporre, che le provvisioni per l’esercito, e lo sciupinìo che sempre le accompagna, ci fecero dentro un tal vòto, che la penuria si fece subito sentire, e con la penuria quel suo doloroso, ma salutevole come inevitabile effetto, il rincaro. Ma quando questo arriva a un certo segno, nasce sempre (o almeno è sempre nata finora; e se ancora, dopo tanti scritti di valentuomini, pensate in quel tempo!), nasce un’opinione ne’ molti, che non ne sia cagione la scarsezza. Si dimentica d’averla temuta, predetta; si suppone tutt’a un tratto che ci sia grano abbastanza, e che il male venga dal non vendersene abbastanza per il consumo: supposizioni che non stanno né in cielo, né in terra; ma che lusingano a un tempo la collera e la speranza. Nell’assenza del governatore don Gonzalo Fernandez de Cordova, che comandava l’assedio di Casale del Monferrato, faceva le sue veci in Milano il gran cancelliere Antonio Ferrer, pure spagnolo. Costui vide, e chi non l’avrebbe veduto? che l’essere il pane a un prezzo giusto, è per sé una cosa molto desiderabile; e pensò, e qui fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla. Fissò lameta (così chiamano qui la tariffa in materia di commestibili), fissò la meta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto, se il grano si fosse comunemente venduto 33 lire il moggio: e si vendeva fino a ottanta. Fece come una donna stata giovine, che pensasse di ringiovinire, alterando la sua fede di battesimo”.
Proviamo a immaginare se si adottasse la stessa soluzione in materia di ferrovie o di sanità: per ovviare ai ritardi dei treni si dovrebbe stabilire che, all’orario previsto di arrivo, il treno in ritardo si fermi dove si trova e i passeggeri scendano con i loro bagagli anche in aperta campagna o in galleria.
In materia sanitaria, per eliminare le liste di attesa, si dovrebbe stabilire che se, per un dato esame da compiere entro due mesi, si supera il termine, l’esame non si fa più e se il paziente muore peggio per lui.
Idee simili a me sembrano stravaganze. Certo fanno la felicità dei colpevoli, ma qualcuno dovrebbe pure occuparsi anche degli imputati innocenti e delle vittime (altro argomento su cui le istanze internazionali richiamano l’Italia).
Davvero si pensa che, non solo gli italiani, ma anche le autorità comunitarie possano essere presi in giro in questo modo?
Non occorre essere grandi giuristi per comprendere il problema e individuare le soluzioni, basta un po’ di buon senso e qualche ricordo scolastico.