I destini paralleli appesi a un filo di Carige e Mps

A 31 mesi dalla sospensione, oggi le azioni Carige tornano in Borsa. I problemi della banca però non sono risolti, come spiega un prospetto informativo che mette in fila i rischi che pendono sull’istituto ligure. Ma quella di Genova non è la sola banca in difficoltà.

L’arrivederci al listino di Carige era scattato il 2 gennaio 2019 con l’amministrazione straordinaria decisa dalla Bce dopo che il 22 dicembre 2018 l’assemblea non aveva approvato l’aumento di capitale. L’operazione fu poi varata il 20 settembre 2019 e il 20 dicembre furono raccolti 700 milioni, con il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) salito al 79,99% e Cassa Centrale Banca (Ccb) all’8,34%, Oggi sul listino torneranno le azioni ordinarie e i warrant 2020-22 assegnati a chi ha sottoscritto l’aumento. Ma dal prospetto emerge una situazione critica: serve un nuovo aumento da 400 milioni. Dal 2018 a fine 2020 il gruppo ha perso 1,4 miliardi, segnando un calo del 44% del margine di interesse, del 19% delle commissioni nette e del 4,8% del margine di intermediazione. Non mancano le liti: la famiglia Malacalza, ex azionista di riferimento, contesta l’assemblea del 20 settembre 2019 che approvò l’aumento e chiede 539 milioni di danni alla banca. La banca contrattacca chiedendo a Malacalza Investimenti danni per almeno 229 milioni per “condotte tenute precedentemente e nel corso” dell’amministrazione straordinaria.

Anche il piano industriale al 2021-23 di Carige parte in salita, con i target di quest’anno già non confermati per le difficoltà segnate sin dal primo trimestre, e si basa su ipotesi assai ardue, come la “ripresa commerciale incentrata sul risparmio gestito”. Nel 2023 sono attese commissioni nette per 308 milioni, con un tasso di crescita medio annuo nel triennio del 14,7%, addirittura sei volte la stima di crescita del settore (2,4%). Come riuscirci? Non a caso nella relazione sul consolidato 2020 i revisori di Ey hanno richiamato l’attenzione su “incertezze significative sulla continuità aziendale”. Sempre non a caso, Ccb il 17 marzo ha deciso di non acquistare dal Fitd il 79,99% di Carige per “l’aleatorietà della pandemia, la sua imprevedibile evoluzione e i rischi connessi a questo scenario”. In questa situazione non c’è certo la fila dei pretendenti per acquistare la banca. Ora il mercato è appeso alla semestrale, in arrivo il 5 agosto.

Ma Carige non è l’unica banca appesa a un filo. Ieri i sindacati hanno tenuto un presidio a Roma sotto il ministero dell’Economia per richiamare le difficoltà di Mps e dei suoi 21mila lavoratori. Per i sindacati “qualunque ipotesi sul futuro del gruppo” dovrà garantire “la totale salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali, il mantenimento dell’integrità del gruppo e l’attuale insediamento territoriale”. Da mesi il Monte cerca, sinora senza esito, un “cavaliere bianco” col quale aggregarsi. Intanto a Milano slitta a dopo l’estate la chiusura dell’inchiesta dei pm Roberto Fontana e Giovanna Cavalleri sui crediti deteriorati di Rocca Salimbeni, sorta dalla perizia chiesta dal Gip Guido Salvini che ha rilevato la ritardata contabilizzazione di 11,4 miliardi di perdite su crediti dal 2012 al 2015. La scorsa settimana la Procura di Milano ha inviato a Siena la Guardia di Finanza di Roma per acquisire documentazione. Non è escluso che l’inchiesta possa allargarsi ad altre persone oltre ad Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, per ora unici indagati per l’ipotesi di falso in bilancio. Le parti civili hanno chiesto di indagare anche per falso in prospetto e aggiotaggio e di chiamare in causa anche gli amministratori in carica nel 2016-17.

Tutte le ombre sulla crescita: la più grossa è la variante Delta

Il modello di previsione utilizzato dalla Federal Reserve di Atlanta stima che la crescita dell’economia Usa arriverà al 7,6% nel secondo trimestre. Altre stime in ragione d’anno sono pressoché concordi nel fissare tra il 6 e 7% la crescita del 2021. Sarebbe un dato eccezionale se fossimo in tempi normali. Ma come ben sappiamo questi non sono tempi normali. Dopo un 2020 di dolorosa pandemia, l’annuncio di vaccini in grado di contrastare la diffusione del virus ha acceso gli animi del mercato finanziario che, complice il forte piano di stimolo fiscale del presidente Biden, ha iniziato a scommettere sull’arrivo di una duratura crescita e inflazione, la cosiddetta reflazione. Una crescita da roarings twenties del Novecento, che dagli Usa avrebbe contagiato le economie a essa più vicine, tra cui appunto l’eurozona.

I primi sei mesi dell’anno sono andati piuttosto bene. Crescita e inflazione sono arrivate come nelle attese, ma da un po’ di settimane ci si interroga su quanto siano durature. La posizione della Fed è sempre stata quella di valutare l’aumento dei prezzi come fenomeno transitorio e la discesa dei rendimenti dei titoli a lungo termine (10 e 30 anni) sembra mostrare che anche il mercato concordi. Ma il mercato inizia anche a pensare all’impatto che l’affermarsi della variante delta può avere sulla crescita. Se la “delta” costringesse gli Stati a nuove chiusure, lo scivolone di Borsa registrato lunedì scorso potrebbe non essere un caso isolato.

La contea di Los Angeles, ad esempio, ha reimposto l’obbligo per i vaccinati di mascherine al chiuso. Apple ha rimandato il ritorno in ufficio di tutti i suoi dipendenti. La città di New Orleans sta studiando la reintroduzione di alcune restrizioni, ma anche dove queste non sono all’ordine del giorno, un’eccessiva diffusione dei contagi può comunque modificare il comportamento dei consumatori. Un esempio è la Florida, dove i contagi sono cresciuti sui livelli della primavera, che senza aver introdotto nessuna restrizione sta però registrando un calo nell’uso che i cittadini fanno dei trasporti, ristoranti, bar. Un calo che negli ultimi giorni si è esteso a tutti gli Stati Uniti, dove l’indice back-to-normal, calcolato da Cnn e Moody’s, che misura il grado di ritorno alla normalità del pre-Covid è sceso al 91% dopo aver raggiunto il 94% alla fine di giugno.

L’incertezza non va d’accordo con la crescita perché, anche in assenza di restrizioni, il rischio di contagio modifica il comportamento delle persone. Se poi i contagi iniziano a crescere in modo esponenziale come accade nel Regno Unito, anche senza saturare il sistema sanitario, l’alternativa tra imporre alcune restrizioni e lasciare che centinaia di migliaia di persone si ammalino, restando poi a casa in quarantena, potrebbe non avere effetti così differenti sull’attività economica. A complicare ulteriormente un quadro già complesso, negli Stati Uniti c’è una crescita dell’occupazione che prosegue a ritmi non così rapidi come ci si aspettava a inizio anno, poi una possibile interruzione dei pagamenti del governo federale per il 2 agosto se non verrà innalzato il tetto del debito e la fine, prevista per settembre, delle moratorie sui pignoramenti e dei contributi di disoccupazione.

Insomma, se l’orizzonte di crescita dell’economia Usa non sembra compromesso, alcune grosse nubi iniziano ad addensarsi. E se si addensano sulla prima economia del mondo, che è ancora sotto l’effetto di uno stimolo fiscale da 4.000 miliardi di dollari, cosa pensare dell’economia dell’Eurozona? La Segretaria al Tesoro Yellen, una decina di giorni fa, ha parlato in modo assai chiaro, richiamando l’Ue a fare di più. Ci sono Paesi come l’Italia nei quali non solo sono scesi i consumi, ma anche i redditi delle famiglie (cosa che non è successa negli Stati Uniti). Se non ci sarà un impegno più forte da parte dei governi europei a compensare il calo della fiducia e dei consumi avvenuto in questo anno e mezzo, la crescita non solo non sarà eccezionale, ma difficilmente sarà superiore a quella pre-Covid.

Il Pnrr, seppur importante anche in un’ottica di maggior integrazione tra i Paesi Ue, da solo potrebbe non bastare. Lo stimolo fiscale non deve esser ritirato troppo presto, ma piuttosto esteso anche al 2022. Le regole europee vanno riviste e aggiornate tenendo conto di come le economie dell’Unione sono uscite dalla crisi pandemica. L’incertezza non è superata e sebbene siano stati fatti importanti progressi grazie all’avanzamento della vaccinazione, la vittoria sulla pandemia non è ancora raggiunta.

Lavoratori-schiavi a Grafica Veneta: sui turni dava colpa ai giovani…

Tre anni fa il patron di Grafica Veneta, Fabio Franceschi, aveva lanciato un appello: “Non riusciamo ad assumere 25 persone perché i giovani non vogliono fare i turni. Abbiamo ricevuto solo 4-5 candidature, gli altri che abbiamo contattato si sono tirati indietro. Rinunciano per i turni troppo pesanti”. Ora l’azienda di Trebaseleghe – un colosso della stampa di libri, che ha nel portafoglio anche Harry Potter e la biografia di Barak Obama, è travolta da un’inchiesta per caporalato. Lavoratori pachistani assunti regolarmente attraverso una società interinale sarebbero stati sottoposti a turni di lavoro asfissianti (anche 12 ore), senza ferie, assillati dai fornitori di manodopera che avevano chiesto parte dello stipendio e affitti salati per appartamenti occupati anche da 20 persone. Chi aveva reagito era stato picchiato e legato. I carabinieri hanno eseguito 9 ordinanze di custodia in carcere per altrettanti cittadini pachistani, accusati di lesioni, rapina, sequestro di persona, estorsione e sfruttamento del lavoro. Ai domiciliari per sfruttamento del lavoro, l’ad di Grafica Veneta, Giorgio Bertan, e il direttore dell’area tecnica Giampaolo Pinton. Secondo la Procura, i due dirigenti non solo sarebbero stati a conoscenza dei metodi violenti usati dalla società “B.M. Services di Lavis che aveva reclutato gli operai, ma avrebbero anche cercato di eludere i controlli, cancellando parte dell’archivio su accessi e uscite dei dipendenti. I casi di un operaio trovato un anno fa in una strada con le mani legate e di altri pachistani finiti all’ospedale avevano dato inizio all’inchiesta. Fabio Franceschi, noto per aver prodotto nella prima fase della pandemia milioni di mascherine per la Regione Veneto (e il cui figlio Alberto è un’icona social della Riccanza), ha dichiarato: “L’azienda era all’oscuro. L’oggetto della contestazione riguarda esclusivamente un asserito ostacolo all’indagine mai posto in atto dalla società”.

Ex Ilva, va reintegrato l’operaio licenziato dopo il post Facebook sulla fiction con Ferilli

Il Tribunale di Taranto ha annullato il licenziamento di Riccardo Cristello, 45enne impiegato tecnico dell’ex Ilva cacciato da ArcelorMittal dopo la pubblicazione di un post su Facebook ritenuto altamente lesivo dell’immagine aziendale. A distanza di 4 mesi, il giudice Giovanni De Palma ha affermato che le parole usate dal 45enne sono da ricondurre alle precedenti gestioni industriali e non ad Arcelor. Il licenziamento, quindi, non può essere considerato come disposto per giusta causa e Cristello deve essere riammesso in fabbrica. La vicenda riguardava l’appello social a guardare la fiction Svegliati amore mio nella quale Sabrina Ferilli interpretava una madre in guerra contro la “Ghisal”, fabbrica d’acciaio che aveva inquinato l’ambiente al punto da causare una grave malattia nella sua piccola figlia. Per tanti, pur non essendoci alcun riferimento diretto a Taranto, la fantomatica acciaieria Ghisal era lo stabilimento siderurgico di Taranto: sui social, quindi, oltre all’invito alla diffusione del messaggio affinché “la storia di questa bambina non rimanga coperta” e c’era l’inciso “in nome del profitto la vita dei bambini tarantini non conta… assassini”. Parole che avevano scatenato la reazione dei vertici aziendali. Oltre a Cristello anche un altro operaio era stato licenziato: Roberto Zito, qualche giorno dopo, era stato però reintegrato dopo aver chiesto pubblicamente scusa all’azienda. Cristello, invece, a chiedere scusa non ci pensava affatto: “Non ho fatto o detto niente di male” era stata la sua difesa. Ieri il tribunale ha dato ragione al suo difensore Mario Soggia: quelle parole non si riferivano alla multinazionale dell’acciaio, ma ai suoi predecessori. “Sono felicissimo – ha spiegato Cristello a ilfattoquotidiano.it – e non so esprimerlo a parole: mi ricorderò per sempre questa giornata che aspettavo da quattro mesi. Il giudice – ha aggiunto il lavoratore tarantino – ha confermato che nel mio post non c’era alcuna volontà di colpire o insinuare nulla sul mio datore di lavoro”. “Per noi – ha dichiarato Franco Rizzo, coordinatore provinciale di Usb che ha sempre sostenuto la battaglia del 45enne – è un’ulteriore dimostrazione della mancanza di rispetto da parte della multinazionale nei confronti dei dipendenti e delle esigenze di una intera comunità. Partiamo dalle odierne considerazioni per interrogare il governo, sulla capacità degli attuali manager che oggi rappresentano la società di affrontare questioni delicatissime da cui dipende il futuro dello stabilimento e della città”.

Pisa, il sindaco leghista assume guardie private per la sicurezza. Il Viminale tace

L’ultimo caso di violenza è accaduto venerdì, quando un giovane 26enne di Livorno è stato gettato a terra e preso a calci da una banda di ragazzi sul litorale di Pisa cercando di difendere la fidanzata. Due giorni di coma e prognosi riservata. Ora sta meglio, ma il sindaco leghista di Pisa, Michele Conti, a tre anni dalla sua elezione, proprio non riesce a sopportare di dover governare una città insicura e in balìa di baby-gang, violenza e spaccio. E così il primo cittadino leghista, uno dei più ascoltati da Matteo Salvini, tanto da far parte della segreteria politica del Carroccio, ha deciso di assoldare guardie private per controllare alcune zone della città e in particolare il litorale pisano, dove d’estate si concentra la cosiddetta “movida” e dove si sono verificati anche gli ultimi casi di criminalità comune. Il protocollo è stato condiviso con i commercianti – la Confcommercio di Pisa contribuirà anche economicamente – per favorire “il maggior controllo e le pattuglie notturne”. Insomma, tra pochi giorni, Pisa e il suo litorale saranno presidiati da pattuglie di agenti privati che dovranno evitare quei casi che tanto allarmano il Comune. Epperò la decisione di Conti di assoldare agenti privati è stata l’extrema ratio di una questione tutta interna alla Lega. Da quando si è insediato vincendo le elezioni grazie alla sua retorica securitaria, Conti le ha provate tutte per rendere Pisa una città più sicura: ordinanze anti-degrado che hanno fatto il giro di tutta Italia che vietavano anche di sedersi su gradini e panchine, il rafforzamento delle pattuglie di sera, ma soprattutto la richiesta al Viminale di rinforzare l’organico della polizia municipale. Che però non è mai arrivato con le richieste di Conti al sottosegretario all’Interno leghista Nicola Molteni – l’ultima due settimane fa, come ha riferito La Nazione – rimaste inascoltate. Molteni, a cui il ministro Luciana Lamorgese ha affidato la delega alla pubblica sicurezza, non ha risposto agli appelli di Conti che nel frattempo ha affidato la pratica a un altro leghista duro e puro, il deputato salviniano Edoardo Ziello, nominato consigliere all’ordine pubblico. E alla fine, il primo cittadino di Livorno si è dovuto arrendere ai silenzi che arrivavano da Roma: per garantire la sicurezza farà ricorso ad agenti privati.

Affare ex Cirio, a processo Cesaro e Pentangelo (FI)

Scansò l’arresto, ma si prepara a un processo, il senatore campano di Forza Italia, Luigi ‘a Purpetta’ Cesaro. La Procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso gli ha notificato un avviso conclusa indagine. Il pm Andreana Ambrosino lo accusa di corruzione in concorso con un altro parlamentare azzurro, Antonio Pentangelo, e con l’imprenditore del latte Adolfo Greco, già sotto processo per fatti di camorra. Cesaro è implicato nella vicenda della (mancata) riqualificazione dell’ex Cirio di Castellammare di Stabia. Secondo i desiderata di Greco, che ne era proprietario insieme al boss delle cerimonie Antonio Polese (poi deceduto), l’area doveva essere riconvertita con un maxi progetto di edilizia residenziale. Per raggiungere questo scopo, Greco – intercettato a lungo dalla Dda di Napoli – avrebbe oliato i parlamentari, all’epoca ai vertici della Provincia di Napoli, ente chiamato a decidere sulla legittimità del progetto. Cesaro avrebbe ricevuto 10 mila euro in contanti e Pentangelo un Rolex.

Terremoto al Cnr. Stabilizzazione mancata per 350

Nuovo terremoto al Cnr, il più grande centro di ricerca pubblico italiano: l’ultimo decreto della ministra Maria Cristina Messa ha stanziato risorse per stabilizzare solo 51 precari su almeno 400 aventi diritto che sono ancora in attesa. È stata così rimandata ancora una volta la data di fine del precariato storico nell’ente. Il provvedimento ha sbloccato 12,5 milioni, destinandone 3,3 al Cnr. Tra l’altro, fissa a 65 mila euro il costo per ogni stabilizzazione, una cifra più alta di quella usata in passato come parametro contribuendo a restringere la platea. L’istituto ha avviato nel 2018 la stabilizzazione, ma sono in attesa ancora 388 precari vincitori del concorso interno, più 57 che avevano i titoli per l’assunzione permanente ma considerati “non prioritari” dalle norme. Intanto un nuovo gruppo di ricercatori e tecnologi – i sindacati stimano circa 150 – hanno raggiunto i requisiti per il posto a tempo indeterminato. Flc Cgil, Fsur Cisl e Uil Rua hanno indetto per domani mattina un presidio di protesta davanti alla sede del Cnr, a Roma.

L’effetto Draghi sui vaccini è durato 48 ore. Ricoveri in salita

Numeri ancora tutto sommato contenuti, ma in costante crescita. Il bollettino Covid-19 delle ultime 24 ore registra 3.117 nuovi positivi e 22 vittime. Il tasso di positività sul totale dei tamponi effettuati balza al 3,5%. Crescono anche i ricoveri. Sono 182 i pazienti in terapia intensiva per Covid, 4 in più rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri, secondo i dati del ministero della Salute, sono 11 (ieri 16). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 1.512, in aumento di ben 120 rispetto a ieri. E sembra intanto svanito “l’effetto Draghi” sulle prenotazioni del vaccino. La corsa all’appuntamento, provocata dall’annuncio dell’obbligatorietà del Green pass dal 6 agosto, è durata poco più di 48 ore. In quasi tutte le regioni il flusso è tornato nella media.

Alle 17 di ieri risultavano somministrate 65.540.041 dosi di vaccino, il 95% del totale di quelle consegnate all’Italia. 30.296.040 persone hanno ricevuto due dosi, il 56,09% della popolazione over 12.

Buone notizie, dal Regno Unito: i nuovi contagi di Covid sono in calo per il sesto giorno consecutivo dopo l’aumento causa variante Delta. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 24.950 casi. Il 17 luglio scorso era stato raggiunto il top di 53.900; poi la discesa nonostante la politica del “liberi tutti”.

Il Centers for Disease Control and Prevention Usa, infine, ha alzato al livello massimo, il 4, l’allerta viaggi per la Spagna. “Evitate viaggi in Spagna. Se dovete viaggiare in Spagna, assicuratevi di essere completamente vaccinati prima di farlo”, si legge sul sito del Centers for Disease.

Il suk dei codici: sul web in 53 mila per il Qr tarocco

“Anche oggi la giornata è andata in chiusura con un numero di richieste esorbitante. Grazie a tutti”. In serata Mauro – sempre che non sia un nome di fantasia – festeggia e rassicura i 53 mila iscritti del suo gruppo Telegram “GreenPass Italia/Europa”. La descrizione della chat è chiara: “Sii la protesta, non la parte del branco”. Per capire il modello di business di Mauro basta scorrere i messaggi fissati in alto: qui si vendono Green pass in formato digitale o cartaceo, pagabili in bitcoin o attraverso versamenti su piattaforme online non tracciabili.

La truffa è evidente, essendo il ministero della Salute l’unico ente titolato a rilasciare la certificazione. Eppure in tanti preferiscono aggirare le regole (pagando centinaia di euro) piuttosto che ottenere (gratis) il Pass rilasciato dopo la vaccinazione. Il fenomeno, che il Fatto aveva già raccontato essere florido in Russia, è dunque esploso anche da noi da quando il governo Draghi ha annunciato restrizioni per chi non è ancora vaccinato.

Il tariffario varia a seconda dei gruppi – quello gestito da Mario è il più frequentato, ma non certo l’unico sulla piazza – e soprattutto del servizio richiesto. Andando a spanne, il Green pass cartaceo va sui 120 euro, mentre quello digitale, “ricevuto via email o sms”, costa 100 euro. Non senza fantasia, i gruppi offrono però alcuni pacchetti a prezzi vantaggiosi, come vendessero elettrodomestici: se si acquista la certificazione per 4 familiari si ha uno sconto del 25 per cento (300 euro totali per i digitali, 350 per i cartacei), mentre la tariffa per 6 familiari scende ancora a 450 euro per gli online e a 500 per i cartacei.

Anziché ammettere il tarocco, però, i gestori delle chat preferiscono utilizzare strani giri di parole, facendo sembrare autentici i pezzi di carta (o i pixel) auto-prodotti chissà dove: “I nostri Green Pass – si legge sul gruppo – sono documenti regolarmente rilasciati dal sistema sanitario europeo e sono pertanto documenti reali. Non sono documenti editati! Al fronte di qualsiasi controllo risulteranno perfettamente validi!”. E ancora: “Sui documenti sono presenti i Qr code regolarmente attivi e funzionanti”.

Quando chiediamo informazioni in privato a Veronica, il profilo che gestisce un gruppo simile a quello di Mauro, riceviamo altre rassicurazioni: “Le manderemo una mail col file Pdf e istruzioni su come fare il tutto. L’ho usato io stessa per venire in Inghilterra, quindi è affidabilissimo”. La consegna è promessa “entro 48/72 ore” per il formato online e “fino al massimo a 5 giorni lavorativi” per i Pass cartacei.

Assodato che nessun gruppo Telegram possa mai fornire “documenti regolarmente rilasciati”, come da réclame, resta da capire se i gestori riproducano i Qr Code di Green pass realmente esistenti – corrispondenti magari alle certificazioni di ignari vaccinati –, incollandoli su fogli in cui poi trascrivono i dati personali dei clienti o se, più sbrigativamente, utilizzino codici del tutto inventati. Tutto ciò facendo salva l’ipotesi (per la verità già verificata in qualche gruppo) che chi paga non riceva nulla.

D’altra parte il decreto non è chiaro e le restrizioni non sono ancora in vigore (lo saranno dal 6 agosto), dunque in molti confidano che i ristoratori e gli altri titolari interessati alle chiusure non controllino in maniera scrupolosa i codici, accontentandosi magari dell’esibizione a distanza di un Qr Code che somigli a quello richiesto. Nella confusione, chissà che pure qualche prodotto artigianale non possa superare la selezione all’ingresso.

Il pasticcio del green pass tutti i buchi del decreto

Privacy, diritti costituzionali, sicurezza per i più giovani, errori di comunicazione: il decreto con cui il governo ha imposto l’obbligo di Green Pass per accedere a certe attività porta con sé diverse ambiguità, evidenziate da giuristi non certo tacciabili di fanatismo no-vax. Tutti vedono che i vaccini hanno ridotto notevolmente i contagi e gli effetti più gravi del Covid-19, ma è un po’ troppo sostenere che “il Green pass è garanzia di ritrovarsi tra non contagiosi”, come dice Mario Draghi. Tant’è vero che si discute ancora di quanto ridurre la quarantena per i vaccinati che sono entrati in contatto con un positivo.

La carta Diritti negati

L’ultimo a esprimere perplessità sulla legittimità costituzionale della legge che assicura maggiori diritti ai vaccinati (per 9 mesi), ai tamponati negativi (da 48 ore) o a chi ha già avuto il Covid (entro 12 mesi dalla guarigione) è il costituzionalista Michele Ainis su Repubblica: “La legittimità di ogni misura restrittiva dipende dal tipo di diritto messo in gioco. L’obbligo del Green pass è giustificabile se interviene su alcuni diritti ‘secondari’, quelli cioè che appartengono al tempo libero, come la possibilità di andare in piscina o al ristorante. Avrei qualche dubbio se invece si aggrediscono i diritti fondamentali, come la scuola, la mobilità, il lavoro”. Per il momento il decreto non interviene su scuole e trasporti pubblici, ma il governo ne sta discutendo.

Lavoro L’ultima frontiera

C’è il pericolo di creare cittadini di Serie A e cittadini di Serie B, tra i quali anche quelli non ancora vaccinati per i ritardi delle loro Regioni. Il decreto prevede obbligo di Green pass per “l’accesso” ad alcuni “servizi e attività”. Nel comunicato del governo però l’imposizione è estesa anche a “chi svolge” le attività in questione. Dunque anche camerieri, cuochi, istruttori, dipendenti di sale giochi. La pressione di Confindustria è fortissima, gran parte del governo vuole estendere – in prospettiva anche a insegnanti e autisti di bus – le regole che valgono per gli operatori sanitari: chi non si vaccina è sospeso, anche dallo stipendio. Del resto, si dice, perché il cliente/utente dev’essere vaccinato o tamponato e chi si occupa di lui no? Rimane, comunque, il disorientamento per la comunicazione dell’esecutivo.

Tamponi Costi alti

Il decreto stanzia 45 milioni con cui il Commissario straordinario, generale Figliuolo, finanzierà tamponi antigenici rapidi a prezzi “contenuti” per chi non è vaccinato, per scelta o perché in attesa. Ci vorranno una decina di giorni, si tratta con le farmacie. Ma a quali prezzi? Alcune Regioni vincolano già i privati: nel Lazio l’antigenico non può costare più di 22 euro. Altre no: in Lombardia si spendono 40 o 50 euro. Altroconsumo chiede tamponi gratuiti, specie per chi dimostra di essere in attesa del vaccino, ma il decreto dice solo “prezzi contenuti”. E occorre aggiungere che alcuni test, che già presentano oltre il 10% di falsi negativi, non individuerebbero la variante Delta.

Controlli Sanzioni morbide

Il Dpcm del 17 giugno scorso ha già definito chi potrà/dovrà controllare il possesso del Green pass. Pubblici ufficiali, ovviamente, ma anche gli esercenti di ristoranti, cinema, piscine, ecc… Prevede multe da 400 a 1.000 euro per il cliente e il gestore. Sanzione blanda, in quest’ultimo caso, se paragonata all’incasso di una giornata o di una serata. C’è la chiusura da uno a 10 giorni, ma solo se la violazione verrà reiterata per ben tre volte in tre giorni diverse. Ma le forze di polizia quanti controlli dovranno fare?

Esenzioni Atteso Dpcm

Arriverà presto la circolare del ministero della Salute che definirà i casi di esenzione dalla campagna vaccinale, legati a patologie allergiche e poche altre. Poi un Dpcm definirà le modalità per l’accesso a un pass che, al momento del controllo, non dovrà consentire l’accesso a dati sensibili, come sono appunto i dati sanitari. Al momento la piattaforma del Green pass non lo permette, bisognerà modificarla. “Nelle more” il decreto legge prevede anche l’uso delle “certificazioni in formato cartaceo”, che potrebbero contenere dati sanitari sensibili.

Il caso Parchi tematici

Nelle piscine all’aperto niente pass, nei parchi tematici sì anche se i protocolli di sicurezza sono gli stessi. Gardaland, Leolandia & C. rischiano un’altra brusca interruzione delle attività nel mese più importante della stagione, tanto più che i parchi divertimento si rivolgono soprattutto ai ragazzi che sono i meno vaccinati.

Farmacie Alta tensione

“Ci siamo ridotti a copisteria”, denuncia Federfarma Roma. È uno degli intoppi più evidenti del Green pass. Lo chiedono in farmacia soprattutto gli over 65. Lo Spid, l’identità digitale necessaria per scaricarlo, è stata richiesta solo da 22 milioni di italiani su 60. Le app Io o Immuni si fermano a circa 10 milioni. La corsa negli ultimi giorni è diventata ingestibile per i farmacisti che sono arrivati a stampare anche 200 documenti al giorno, “sottraendo tempo a persone che stanno male”, dice Federfarma. Con spiacevoli situazioni: per ottenere il Qr code si paga un euro. Ma non era gratuito?

Discoteche L’abusivismo

Le discoteche vere non riaprono ma non mancano feste e balli in bar, stabilimenti balneari o ristoranti. “Si balla nelle piazze e in tutti gli altri posti non autorizzati”, denuncia l’associazione dei locali da ballo. Basta dare un’occhiata ai social per vedere migliaia di ragazzi che affollano ogni tipo di locale. Poi ci sono anche discoteche che aprono, violando la legge. Secondo Selvaggia Lucarelli “li multano la domenica, cinque giorni di chiusura, così il venerdì o sabato riaprono”.

Under 18 L’europa frena

Al momento in Italia il Green pass vale dai 12 anni in su. E c’è l’ipotesi di renderlo obbligatorio per il rientro a scuola. Ma molti esperti hanno perplessità e alcuni Paesi infatti non vaccinano in massa gli under 18: la Germania solo se hanno malattie pregresse, su consiglio medico e “previa accettazione del rischio”; la Gran Bretagna solo se “estremamente vulnerabili” o se vivono con familiari immunodepressi. La Spagna comincerà a settembre. La Svizzera li vaccina anche senza consenso dei genitori, richiesto invece dalla Francia, che però ha rimandato la vaccinazione dei minori di 18 anni e non li obbliga al pass.