Mister Pirlo. “Come un gatto in tangenziale”. Storia di un Maestro brutalmente licenziato

“Come un gatto in tangenziale”. Se qualcuno volesse girare un film sulla (breve) vita di Andrea Pirlo allenatore, il titolo giusto questo; che però ha già un copyright, e così si potrebbe ripiegare su “Come un cane abbandonato in autostrada” oppure, alla Wertmuller, su “Travolto da un insolito tsunami nell’azzurro cielo d’agosto”. Domanda: qualcuno ricorda un modo più brutale, cruento e irriconoscente – pur se all’apparenza soft – di disfarsi di un collaboratore tecnico di primo piano quale è stato alla Juventus Pirlo, allenatore nella stagione da poco conclusa? Sembra passato un secolo dal benservito datogli dal Pigmalione Agnelli, invece sono trascorsi meno di due mesi: ieri.

Un anno fa, era l’8 agosto, Agnelli aveva sorpreso tutti non tanto con l’annuncio dell’esonero di Sarri, reduce dalla cocente eliminazione in Champions ad opera del Porto, quanto con l’annuncio di Pirlo suo sostituto. Un’idea spacciata per mossa coraggiosa, mentre la vera motivazione era l’emergenza economica: dopo aver pagato lo stipendio per tutta la stagione a Sarri e all’esonerato Allegri, Madama si ritrovava ora, per insipienza dirigenziale, con ben 2 allenatori silurati a libro paga. E non potendo pensare a un Guardiola, a uno Zidane o a un tecnico da 9-10 milioni d’ingaggio, la scappatoia era il ricorso al garzone di bottega Pirlo, appena assunto per guidare l’Under 23 in Serie C, che si sarebbe accontentato (si fa per dire) di 1,8 milioni netti a stagione. Problema: come giustificare la scelta di un allenatore con zero esperienza di panchina? A questo avrebbe pensato l’Istituto Luce.

La preparazione non è nemmeno cominciata e Sky Sport e Gazzetta già parlano della nuova Juve come di un paese fiabesco di nome Pirlolandia; “È già una Juve Pirlotecnica!”, assicura Tuttosport. Sempre Tuttosport rivela che “Pirlo è l’allenatore più sexy della serie A: è stato il più votato nel sondaggio del portale di incontri Joyclub” davanti a Di Francesco e Pippo Inzaghi. La Gazzetta ne elogia l’eleganza. “Torna lo stile Juve: il tecnico in giacca e cravatta in panchina”, titola. Sky Sport non vuole essere da meno e ci informa che Pirlo è “il re degli influencer” e che a stabilirlo sono stati gli algoritmi di intelligenza artificiale di Kpi6, qualunque cosa sia Kpi6. “La sua juventinità, i modi pacati, il look invariabilmente elegante ed impeccabile sono elementi distintivi che piacciono a tutti: gli juventini l’hanno accolto con un sentiment molto positivo”. Avessi detto. La prima di campionato è ancora lontana ma Sky Sport celebra Pirlo come Mosè con le tavole dei 10 Comandamenti. “Non avrai altro Maestro all’infuori di me”. 1. Comunicazione e dialogo; 2. Pirlo style; 3. Ferocia agonistica; 4. Dna Juventus; 5. Linea difensiva a tre o a quattro; 6. Jolly Cuadrado; 7. “Vai Arthur” a centrocampo; 8. Equilibrio e supporto; 9. CR7 “Fai ciò che vuoi”. 10. Tridente di lusso”. Il tutto mentre gira, a ogni ora del palinsesto, il documentario “Andrea Pirlo il predestinato”: a cosa e perchè nessuno lo sa.

Pirlo non ha mai detto, né mai lo dirà, di essere così bravo: ma come i tifosi, a un certo punto incomincia pure lui a crederci. Agnelli: “Genio”. Paratici: “Predestinato”. Nedved: “Maestro”. Provate voi a non uscirne ubriachi. Oggi, 26 luglio 2021, Andrea Pirlo è un allenatore finito. Bruciato. Nessuno ne parla più, nessuno pensa più a lui. Usato & gettato. Fossimo in Pirlo, faremmo causa alla Real Casa. Istituto Luce compreso.

 

Ingiustizie. “Il giorno che la Camorra uccise papà. Ma per lo Stato non è vittima di mafia”

Funziona così. Vai dove la camorra ha ammazzato in serie e ti avvicinano delle persone. Più spesso donne giovani. Discrete, timide, anche se forti di una qualche ragione.

Se dopo l’evento a cui hai partecipato ti si formano dei capannelli intorno, loro attendono pazienti. Poi si presentano. E ti raccontano una storia già narrata un’infinità di volte, che solo la qualità degli interlocutori (il potere, il prestigio, il sorriso…) induce ogni tanto a qualche variazione. Storie diverse ma con lo stesso sapore di ingiustizia.

È stato così che ho incontrato alla Casa Don Diana di Casal di Principe, provincia di Caserta, una giovane donna bruna dall’eloquio gentile e ordinato. “Buongiorno, sono Rossana Pagano, familiare di vittima di mafia. Ora le dico di me… Eravamo una famiglia bellissima, il mio papà era persona umile e gran lavoratore, aiutava sempre il prossimo. Siccome gestiva un bar sotto casa, ogni Pasqua e Natale riempivamo il cofano della macchina di panettoni e li portavamo alle famiglie bisognose. Quando è stato ucciso avevo solo nove anni e mia sorella sei, ma ricordo tutto. La sera del 26 febbraio del 1992 ero in cortile e stavo giocando con mio nonno, arrivò mio padre e gli disse: papà stai attento a Rossana, vado a fare un servizio e torno. Dopo alcuni minuti bussarono al portone, e capii dalla faccia di mio nonno che era successo qualcosa di grave. Si riempì la casa di carabinieri e io dallo spavento mi andai a nascondere sotto a un tavolo, mia zia prese me e mia sorella e ci portò a casa di un suo conoscente. Da quel giorno non vidi più né mia mamma né mio papà. Ricordo che io e mia sorella non ci siamo più lasciate la mano. Dopo due settimane mia zia ci riportò a casa. Lì mi mancava l’aria, c’era un gran silenzio e c’erano tutte le luci spente tranne quella della stanza di mia mamma, dove c’erano lei e suor Antonietta. Rivedere mia mamma fu sconvolgente, non c’era più niente di lei: tutta vestita di nero, stanca, sconvolta e senza forze. Gli abbracci, i baci e il pianto sembravano non finire più, poi ci disse che nostro padre aveva avuto un incidente stradale ed era morto. Da lì iniziò il mio calvario, la nostra vita fu stravolta. Mia mamma per portarci avanti dava una mano a mio nonno che faceva il venditore ambulante di giocattoli. Io e mia sorella riprendemmo la scuola e niente era più come prima, a casa non si festeggiavano più né la Pasqua né il Natale né i compleanni perché non avevamo più niente. Avevo 16 anni quando una signora per strada mi chiese: ‘signorina ma sei la figlia di Pasquale?’. Io risposi: ‘sì sono io’, poi lei disse: ‘sei proprio uguale a tuo padre, non meritava di fare quella morte, era tanto una brava persona’. Io in lacrime non capivo cosa volesse dire, così corsi a casa e raccontai tutto a mia mamma. Lei scoppiò a piangere e ci disse che papà era stato ucciso in un agguato di camorra per uno scambio di persona, perché aveva la macchina uguale a quella di un membro di un clan. Ero sconvolta. Ho dovuto pure subire il mormorio che mio padre per morire così forse in fondo qualcosa c’entrava, ma io ero sicura che non avrebbe mai fatto del male a nessuno. Dopo 24 anni, nel 2015, tornò finalmente il sole in casa mia con il telegiornale delle 8: erano stati arrestati gli esecutori dell’omicidio di mio padre. Ma dopo che gli imputati sono stati condannati e dopo che è stato ripetuto che mio padre era estraneo ad ambienti camorristici, lui non è stato riconosciuto vittima innocente perché aveva parenti di quarto grado in ambienti delinquenziali. E questo toglie a mio padre la dignità che merita. Una cosa a cui non mi arrenderò finché avrò vita”.

Questa storia Rossana l’ha raccontata a ministri, sottosegretari e prefetti e altri ancora. Inutilmente. Quei parenti “di quarto grado” la sovrastano. E le impediscono, fra l’altro, ogni risarcimento. Perché mica sempre la legge è sinonimo di giustizia.

 

Combattere il virus. “Io sono la prova vivente che i vaccini salvano la vita” (anche agli scettici)

 

“Il Covid ha ucciso mio marito ma per gli stolti è acqua passata”

Antonio, mio marito, il mio tutto, una vita insieme. Solo 57 anni. Antonio non c’è più. Il Covid. Infettato dal virus per la leggerezza di qualcuno. Inghiottito dal nulla il 3 maggio, quando con le sue gambe è entrato in ospedale, ricoverato nel reparto Covid. 18 giorni con la testa dentro un casco, lucido ma immobile. Circondato da “non volti”. Medici e infermieri dentro fredde tute antivirus. Attenti, sicuramente. E felici, dopo una settimana, di “festeggiare” la chiusura del reparto col tanto di cartello “Reparto Covid free”. Peccato che buona parte degli ultimi pazienti non sono tornati a casa. Se ne sono andati via, soli nella loro angoscia. 18 giorni di agonia anche per la mia famiglia. 18 giorni di telefonate brevi con i medici: “Situazione stazionaria”, era la solita frase ripetuta ogni giorno, senza saper dire altro. 18 giorni sono bastati per far crollare le nostre vite nel baratro. Nel dolore inconsolabile. Nell’eterno rammarico di non averlo mai più visto neanche da morto. Di non averlo consolato e coccolato mentre provava terrore per quello che stava accadendo. I morti per Covid, si è detto tante volte e ora lo so, vanno via soli, senza l’ultimo abbraccio, uno sguardo, una carezza. E ci lasciano eternamente increduli e disperati.

Sono stati 18 giorni anche di rabbia. E il dolore oggi cresce nel sentire chiacchiere insensate: chi dice “no al vaccino”, chi discute di mascherina al chiuso o all’aperto, chi finge che ogni cosa possa già tornare come prima. Nulla, invece, sarà più come prima. Per noi familiari di deceduti per Covid, nulla sarà più come prima.

Caterina

 

Cara Caterina, ammiro il silenzio composto di chi ha perso familiari per il Covid e non alza la voce con negazionisti e no-vax. Tanta stupidità, arroganza e sguaiatezza sono un oltraggio ulteriore al vostro dolore. Perdonateli, se potete.

 

“Quel gran capitalista di Sting, per i soldi non impara l’italiano”

Cara Selvaggia, Mr. Gordon Sumner, pardon, Sting, dice da decenni di amare l’Italia. Anche ricordando la sua iniziativa di istituire un Fondo per aiutare i ristoratori italiani danneggiati dal Covid, noi gli vogliamo crediamo. Dimenticando però di aver ascoltato di recente un intervistatore costretto ad usare la lingua d’Albione per farsi capire (ed era già accaduto in passato). Eppure l’artista vive in Italia da così tanto tempo. Perciò trovo irritante (anche perché Sting ha casa in Toscana) quel suo non degnare della giusta attenzione la lingua di Dante e Petrarca. E sono stupito (temo di non essere l’unico) che il dettaglio non è mai stato sottolineato abbastanza dalla stampa.

Ma una spiegazione c’è: egli è troppo impegnato a gestire il suo magnifico settecentesco “Palagio”, con annesso un “pezzetto” di terreno da 350 ettari – equivalenti ad altrettanti campi di calcio – dalla cui coltivazione trae olio e ben 150 mila bottiglie (all’anno) di ottimi vini. Senza dimenticare il miele. Insomma, cospicui profitti. E poi, piscina, laghetto, campo tennis, scuderia, cavalli e altro ancora. Omaggiando la sua lingua, last but not least, se a qualcuno interessa, riferisco che un soggiorno di tre giorni al “Palagio”, magari con il privilegio di vederlo, è offerto a una cifra che preferisco non ricordare.

E pensare, tornando al punto, cioè esprimersi nella nostra lingua, che il grandissimo e sfortunato pilota di Formula Uno Schumacher, pur non vivendo in Italia quanto Sting, veniva un po’ criticato perché non parlava bene l’Italiano! Malevolmente, penso che, in qualche modo, si senta un po’ (con ben diversa profondita’ spirituale) molto in alto, come Nietzsche ai 6.000 piedi (1.800 metri) del Passo del Maloja, nell’ amata Engadina? Cordialmente.

Gabriele Barabino

 

You are right, dear Gabriele!

 

“Ho il Papilloma e rischio la vita perché la fiala era a pagamento”

Ciao Selvaggia, la mia storia dimostra l’importanza del vaccino. Nel 2017 sono stata contagiata dal virus Hpv (Papilloma) ed in 4 anni ho subito 2 interventi. Nel 2020 mi dicono che posso fare la prima dose di vaccino: non per eliminare il virus, ma per evitare che degeneri in un tumore maligno. Poi scopro che un amica si prese il Papilloma a 14 anni (nonostante fosse stata vaccinata) e che in pochissimo tempo riuscì a debellarlo, proprio grazie all’antidoto. Nel 2021 torno sotto ai ferri e inizio a migliorare: ora è una displasia e non più una fase pre-tumorale. Oggi, a 30 anni, ho già subito diversi interventi. Il motivo? Non essermi potuta vaccinare da adolescente, perché la fiala si pagava. A chi sostiene che il vaccino Covid dovrebbe evitare a tutti la terapia intensiva, rivelo una verità: dipende dal sistema immunitario. Ai giovani dico: la mia amica era vaccinata e prese l’hpv, ma non in forma grave come me. Il vaccino serve a questo. Contro il papilloma si vaccineranno 500mila persone all’anno e nessuno sa nulla. Per il Covid 500mila al giorno e dovremmo esser grati.

Vale

 

Grazie per questa importante testimonianza cara Valentina. C’è da dire che i no-vax non ragionano in maniera razionale. Basti pensare che col “vaccinatevi o morirete”, molti non si sono convinti. Col “vaccinatevi o niente cappuccino seduti al bar” si sono messi in fila agli hub.

 

Gli Sceriffi e gli Onorevoli da lega(re): “Le fiale sono più pericolose delle armi”

 

PROMOSSI

Panta Rei. Dopo la mascherina, il lockdown, il coprifuoco e il vaccino, adesso è arrivato il momento del “green pass”, come pomo della discordia delle tifoserie ideologico-politiche. Nell’espressione “green pass” è racchiusa una combinazione potentissima, quella tra il vaccino e l’attività degli esercizi commerciali: estendendo l’uso obbligatorio del “green pass” per accedere nei luoghi aperti al pubblico, e rafforzando così i criteri di sicurezza, si può scongiurare l’ipotesi che un’importante crescita dei contagi conduca a nuove chiusure. In altre parole, il vaccino del paziente costituisce un’assicurazione sul lavoro per il gestore dell’esercizio. In quest’ultimo concetto è contenuto tutto il paradosso di una parte politica che, durante la pandemia, si è fatta garante delle ragioni economiche e si è spesa alacremente per promuovere le riaperture. E che oggi, ostracizzando un utilizzo ampio del certificato, rischia di provocare nuove chiusure autunnali. I difensori d’ufficio delle libertà e dei portafogli degli italiani, a questo giro, sembrano aver studiato poco le carte processuali, e rischiano di far perdere la causa ai loro assistiti. Prova ne sia la consapevolezza di chi appartiene alla stessa parte politica, ma ha studiato la questione con maggiore cura. Massimiliano Fedriga, presidente leghista del Friuli Venezia Giulia, centra uno degli aspetti principali: “Se torniamo a chiudere come se il vaccino non esistesse, in tanti si convinceranno che il vaccino è inutile”. Ed è questo il punto, se ci si comporta come se non ci fosse stata nessuna evoluzione nelle strategie e nella gestione sanitaria, se si ripetono sempre le stesse mosse, il Paese avrà la sensazione di rivivere continuamente “Il giorno della marmotta”, e allora sì che smetterà di credere nella scienza e collaborare con lo Stato. “Il ‘green pass’ non va usato per chiudere”, ha aggiunto Fedriga. Esattamente, il “green pass” va usato per aprire e per restare aperti. L’importante è che sia chiaro a tutti.

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No vax e no colt. Il dibattito della settimana, oltre a “green pass” e vaccini, è stato assorbito anche da un fatto di sangue dai riverberi politici. A Voghera, un assessore leghista ha ucciso un 39enne con un colpo di pistola, a seguito di una discussione: l’uomo è attualmente detenuto agli arresti domiciliari, convalidati per rischio di reiterazione del reato, con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Poche ore dopo l’omicidio, la discussione ha subito preso pieghe politiche: Matteo Salvini si è avventurato in una difesa d’ufficio via social parlando di legittima difesa. Il centrosinistra ha individuato come obiettivo l’eccessiva diffusione delle armi da fuoco, tema al centro di un disegno di legge in discussione proprio questi giorni, provocando l’immediata reazione dell’altra parte politica (Salvini: “Letta vuole disarmare tutti i cittadini. Genio, altro favore ai delinquenti”). Le migliori sintesi tra il dibattito relativo a questo argomento e quello attorno alla questione vaccini arriva dal sarcasmo di Giuseppe Civati: “I vaccini sono pericolosi. Le pistole no”. Effettivamente, a sentir certi commenti, non sembra nemmeno una battuta.

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Cattolici no vax. Dall’aborto alla messa in latino: la Bestia instaura la nuova Sodoma planetaria

I vaccini, la messa in latino, l’aborto, la Bestia dell’Apocalisse, il mondialismo, la dittatura para-massonica dell’orbe terracqueo, persino il vitello d’oro biblico. Tutto si tiene, a dire dei cattolici no vax, ossia della minoranza clericale di destra scesa nelle piazze di sabato scorso con le altre frange dei negazionisti delle vaccinazioni.

Cominciamo dunque dal legame tra “il motu proprio che strozza la Messa antica e l’imposizione del Green Pass da parte del governo”. Per La Nuova Bussola Quotidiana, giornale online di ciellini ribelli, avanzano così “i caratteri di un fedele cattolico condannato alla clandestinità”. Non a caso il modello evocato è quello del comunismo cinese, dove la Chiesa ha sofferto e vissuto per decenni nelle catacombe. I cattolici no vax si identificano infatti nella Messa tridentina che proprio in queste settimane papa Francesco ha limitato con la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes. Una stretta che arriva dopo la liberalizzazione di Benedetto XVI nel 2007 con il Summorum pontificum. Oggi, secondo Bergoglio, questo rito divide e soprattutto è diventato il simbolo dell’opposizione al suo pontificato.

E veniamo all’aborto. Innanzitutto per i cattolici no vax il vaccino è immorale perché in alcuni casi la ricerca ha usato cellule embrionali di feti abortiti. Non solo. La vaccinazione obbligatoria – ovviamente un favore alle grandi multinazionali farmaceutiche di Satana – è un tassello del Great Reset mondialista della nuova dittatura para-massonica (di cui Draghi è parte integrante). Una sorta di nuova Sodoma planetaria dominata dall’eutanasia libera, dal sesso fluido privo d’identità e dall’aborto.

Talvolta però capitano imbarazzanti contraddizioni in questa galassia clericale. Come quella recentissima del segretario dei vescovi americani, Burrill: da un lato non voleva dare la comunione al presidente cattolico ma “abortista” Biden, dall’altro frequentava locali gay. La notizia è venuta fuori perché le app del prelato hanno consentito un tracciamento delle sue frequentazioni omosessuali. Per il Foglio ormai comicamente teocon si è trattato di una violazione della sua privacy. Come a dire: il male minore, vescovo gay, soccombe di fronte a quello maggiore, l’aborto. Ma c’è di peggio. Su un noto sito diretto da un ex autorevole vaticanista c’è la pubblicazione di messaggi profetici che precedono la seconda venuta di Cristo. Ebbene già nel 2009 ci fu l’annuncio in questi messaggi di una pandemia globale: un’azione della Bestia apocalittica per poi imporre a tutti i vaccini come nuovo vitello d’oro da idolatrare.

Indagare sui cattolici no vax è come precipitare in un incredibile pozzo senza fondo. Epperò nessuno dei loro bollettini o giornali (si pensi alla Verità no vax di B & B, Belpietro e Borgonovo) ha una cura alternativa, sempre che in cuor loro non meditino un catartico sterminio a livello mondiale. Tra i clericali no vax c’è il cardinale Burke, fiero avversario di Bergoglio. Secondo l’eminenza anti-francescana, dopo i vaccini arriveranno i “microchip sotto la pelle” per controllarci. “Ma l’unico fornitore di salute è solo Dio, non lo Stato”. Come se non si potesse pregare e vaccinarsi pure. La fede, ma anche il buon senso.

 

La sai l’ultima?

 

Stati Uniti Tre ragazze si scoprono cornute: uniscono le forze per diventare star di TikTok

Il tradimento è su Facebook. Non tutti i mali giungono per nuocere e neppure le corna fanno eccezione. Tre ragazze americane (Bekah King, Abi Roberts, e Morgan Tabor) lo hanno spiegato bene sull’emittente Abc al popolare programma Good Morning America!. Il trio infatti ha scoperto casualmente di condividere lo stesso fidanzato e invece di maledirsi tirandosi schiaffi (cedendo alla vulgata maschilista “è tutta colpa di lei”) hanno unito le forze. Non per vendicarsi contro il maschio insaziabile e colpevole, per giunta, di coltivare relazioni con una molteplicità di donzelle ignare e “cornute”. Certo meritava una punizione esemplare, il fedifrago. Ma le donne sanno perdonare, si sa. Dunque il terzetto ha deciso di aprire una pagina sul social TikTok per raccontare un divertentissimo viaggio in bus: “Vogliamo condividere – hanno detto -, soprattutto con ragazze che si trovano in una situazione simile”. Del maschiaccio, scoperto nel misfatto per via di indizi lasciati su Facebook, s’è persa ogni traccia.

 

Venezia Mamma col bimbo chiama un taxi che gli propone 50 euro per 2 chilometri: “È la regola”. Truffa sventata

La corsa costa. Una mamma con figlio e valige, nel solleone di Venezia all’aeroporto Marco Polo, chiede al tassista: “Quanto pago per l’hotel a 2 km da qui?” . “50 euro”, dice l’uomo nell’auto (gialla in teoria, ma non è detto). La signora malfidata allora chiede a un altro lì vicino: “Senta lei, che prezzo fa per una corsa così breve?”. Lui: “35 euro”. Ma il cattivo collega lo zittisce spietato: “Sono 50 perché c’è la bimba. La tariffa è chiara”. E per fortuna arriva il tassista eroe per una notizia a lieto fine: “Son 16 euro, signora, l’accompagno io”. Dramma sfiorato, ma “l’intera vicenda è documentata”, scrive il Corriere del Veneto. “L’interessata si è rivolta all’aeroporto che ha effettuato — benché non sia un tema di sua stretta competenza – una piccola indagine tra i tassisti”. Risultato: i 2 truffatori non erano tassisti, secondo i tassisti, che tra l’altro hanno perso “il 70% del fatturato ma proprio per questo vogliamo che i clienti siano fidelizzati e non subiscano truffe”, dice il presidente dell’Unione radiotaxi.

 

Germania Giornalista si traveste da “angelo del fango”. Voleva dare pathos al servizio sull’alluvione. Sospesa

Trucchi del mestiere. Una giornalista televisiva tedesca, Susanna Ohlen del canale Rtl, è stata sospesa dal lavoro per via di un filmato che la immortala mentre si trucca prima di andare in onda: non rossetto e fondotinta, bensì del fango opportunamente cosparso sul viso e sui vestiti di scena, perché la cronista d’assalto doveva mostrare agli spettatori la tragedia dell’alluvione a Bad Münstereifel, Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania. Conciata da “Angelo del fango”, la giornalista spiegava in tv di aver aiutato gli abitanti a spalare i detriti.

Ma i cronisti di razza non usano trucchi. “Le azioni della nostra reporter contraddicono i principi giornalistici e i nostri standard”, s’è scusata l’emittente. Ma i malcostumi sarebbero diffusi persino in Italia. Fonti accreditate sostengono che certi giornalisti di note emittenti nazionali, prima delle interviste agli onorevoli parlamentari, abbandonino il microfono al tecnico audio per andare a sollazzarsi nelle vie dello shopping.

 

Massacchussets Dramma allo stadio (con finale a sorpresa) “Mi vuoi sposare?”. La proposta durante il match di baseball

Inchieste di cuore. Un video straziante. Un uomo in ginocchio allo stadio. Una donna in fuga tra orde di fan sugli spalti. Sono i saporiti ingredienti dell’ultima inchiesta a tinte forti del tabloid inglese Daily Mirror. Il filmato registrato con uno smartphone (pubblicato online) ritrae la scena da incubo di un innamorato a bordo campo, mentre la partita di baseball di un campionato minore procede stancamente sullo sfondo. In primo piano accade l’impensabile: innanzi al tizio piegato sulle gambe, con un berretto rovesciato e le mani giunte protese avanti, sta dritta in piedi una donna che non smette di scuotere il capo. Indietreggia, mentre l’uomo tende le braccia stringendo un anello in mano. Lei freme nervosa e in segno di diniego agita le mani, sempre più veloci in un vortice crescente di tensione fino alla grande fuga. La sposa mancata fila via tra gli spalti. Lui si volta rapido a guardare il campo, forse per controllare il risultato. Poi l’inseguimento. To be Continued

 

Coca Cola Si cambia, la nuova ricetta “dal gusto più iconico”. E i veterani minacciano la guerra (come nel memorabile 1985)

Sapore di soldi. Presto la Coca cola con zero zucchero “avrà un gusto ancora più iconico”, informa il New York Times citando un comunicato della multinazionale. E chi non ama quel sapore iconico che stuzzica tanto il palato? Ma la questione di gusto nasconde un dramma sociale perché se la Coca non saprà più di Cola, gli aficionados son pronti alla guerra. I veterani ricordano il memorabile 1985, quando grigi colletti bianchi insensibili al cliente osarono cambiar sapore alla bevanda per rincorrere il dolciastro della Pepsi. Male li colse: la sciagurata decisione mandò a picco le vendite, folle di fan arrabbiati protestarono davanti alla sede di Atlanta, Stati Uniti. Dopo 79 giorni in trincea Coca Cola firmò l’armistizio, tornò alla vecchia ricetta e pace fu. Ma oggi si rischia la 2ª guerra delle bollicine, dice il New York Times: sui social fan delusi minacciano di passare col nemico, Pepsi o Dr. Pepper non importa. I più anziani ricordano i bei tempi andati quando con il succo scuro si sgrassavano le canne dei fucili. Non si sa se è leggenda o realtà.

 

Ravenna Donna picchia uomo: lui la palpeggia, ma la giovane (esperta di arti marziali) lo stende. Ora è caccia al molestatore

La superiorità di genere. Dalle cronache di Ravenna apprendiamo che una donna ha preso a pugni un uomo. Il molestatore, alla guida del suo veicolo alle 3 di notte, prima taglia la strada alla donna in bicicletta, poi scende la palpeggia e tenta di afferrarla per condurla nell’abitacolo dell’auto. Peccato che la ragazza, una ventenne italoinglese, praticasse le arti marziali. L’uomo se l’è data a gambe, malconcio. E la giovane ha sporto denuncia in commissariato. Ora è caccia al molestatore, le autorità sono sulle sue tracce.

Domanda: se la notizia è una storia strana e imprevedibile, che infrange ogni regola e stronca gli stereotipi, allora la femmina che picchia il maschio è come l’uomo che morde il cane? La donna che alza le mani è un evento quasi contro natura? Meglio coltivare il dubbio e aggrapparsi all’unica certezza possibile: uomini e donne uguali sono (e non si scherza con la parità di genere). Però a leggere notizie così si resta perplessi: e se le donne fossero superiori?

 

California Tenta di rubare le donazioni della Croce Rossa e resta incastrato nella cassa d’acciaio. Vigili gli salvano la vita

Il karma del Faccia di bronzo. L’immagine (iconica, stavolta sì) è un calzino bianco che spunta da un cassone d’acciaio della Croce Rossa per raccogliere donazioni destinate ai poveri. Il filmato è stato registrato a Lomita (Los Angeles, California) ma nella sua universalità simbolica potrebbe arrivare persino da un’altra galassia. Perché ad indossare il calzino è l’esemplare di una specie vivente diffusa in ogni luogo e in ogni tempo: la Faccia di bronzo. Quello che dice una stupida bugia grossa come un pianeta, poi guarda i suoi interlocutori con ciglio serio. Lo sa che tutti sanno che ha detto un’idiozia, ma insiste nel bluff come un pokerista scemo: gli astanti restano di sale, lui si crede furbo e vittorioso. Non capisce che il gioco è finito perché il trucco e scoperto. Perciò va avanti, anzi rilancia e alza la posta con menzogne sempre più incredibili. Finché il karma non presenta il conto. Ma stavolta è andata bene, alla Faccia di bronzo di Lomita. Ha detto ai vigili che voleva solo controllare le donazioni, mica rubarle. Le autorità non lo hanno denunciato.

Test salivari: funzionano, costano poco e servono a scuola, ma chi se li ricorda?

Da mesi i loro cellulari non tacciono un secondo. Ogni minuto un Whatsapp di un genitore, preside, gruppo Boy scout. Tutti chiedono la stessa cosa: “Possiamo fare il tampone?”. I telefoni sono delle biologhe della Statale di Milano, Elisa Borghi, e Valentina Massa. A novembre 2020 erano finite su tutti i giornali (le “ricercatrici-mamme”, le chiamavano i media con enfasi), perché avevano inventato il test salivare molecolare. Il metodo non invasivo (è un tampone da tenere in bocca per un minuto) e più sicuro per testare i ragazzi nelle scuole. Il loro lecca-lecca, infatti, ha la semplicità di un “salivare” e l’efficacia di un molecolare (il 96%), proprio perché è un molecolare.

Ma, dopo le lodi pubbliche e una breve sperimentazione, sul lecca-lecca è calato il silenzio. Governo e Regione Lombardia non hanno mai avviato programmi su larga scala per sfruttarne le potenzialità.

E così le biologhe hanno fatto da sole. Per mesi hanno “ricevuto ordinazioni” e portato i tamponi a casa di famiglie con disabili o nelle scuole. “Si è basato tutto sul passaparola”, spiega Massa, che si è appena candidata nella lista pro Sala “Milano in salute”, “perché non sappiamo dire di no a nessuno”. A oggi sono oltre 13 mila i test effettuati. I risultati arrivano via mail in 24 ore e chi vuole può effettuare una donazione a un crowdfunding che finanzia direttamente il progetto.

“Non abbiamo interessi commerciali, vorremo solo che questo test si diffondesse, perché può essere un’arma utilissima che non abbiamo potuto usare durante la terza ondata, quando le scuole sono diventate focolai. Non potremmo mai sapere cosa sarebbe successo se lo avessimo utilizzato per tracciare il virus…”, sospira Massa.

E sì che i vantaggi del lecca-lecca sono evidenti: oltre alla facilità di utilizzo, permette di identificare anche i positivi asintomatici, perché rileva la carica virale anche prima dei sintomi e nei primi 5/7 giorni. “Questo strumento così poco invasivo quanto affidabile rappresenta un’opportunità per far ripartire la scuola, perché nessuno studente, soprattutto quelli più fragili, può accettare un altro anno in Dad”, sottolinea Fortunato Nicoletti, anch’egli candidato di “Milano in salute”, nonché presidente del “Comitato famiglie disabili lombarde”.

Per capire perché quest’arma l’abbiamo “dimenticata”, basta una breve cronologia: a novembre 2020 le ricercatrici annunciano il test; il 12 gennaio la Regione Lombardia invia la documentazione a Roma per il via libera del Cts. Un ok che appare scontato ma che ci mette 4 mesi ad arrivare (mentre all’estero il test veniva usato da Francia, Usa e Giappone). Il 21 aprile inizia la prima sperimentazione nelle scuole di Bollate (al tempo zona rossa). “La nostra regione sarà la prima ad utilizzarlo in Italia, in sostituzione del tampone molecolare nasofaringeo – si vantava il rpesidente Attilio Fontana – Da maggio la Lombardia utilizzerà in ambito scolastico i test salivari molecolari. Ci consentiranno di attuare un monitoraggio ancora più accurato della diffusione del virus, senza la necessità di impiegare personale sanitario”, aggiungeva. Ma da allora nulla di concreto. Tace Roma, tace, soprattutto, il Pirellone. Sebbene ad ogni incontro prometta l’avvio di un progetto pilota per la distribuzione e la raccolta dei test nelle farmacie. Non sorprende che il lecca-lecca a qualcuno non sia “simpatico”: nelle farmacie lombarde si arriva a pagare anche 35 euro per un tampone veloce (il doppio nei laboratori privati), mentre il lecca-lecca ha un costo “al crudo” (cioè di materiali) di 20/30 euro, ai quali bisogna aggiungere la manodopera. A oggi, la Regione per un molecolare rimborsa 42 euro. Una cifra che coprirebbe ampiamente i costi del lecca-lecca. Peccato che ancora non lo faccia.

Vaccinati oltre quota 30milioni. Iss: “In ospedale va chi non lo è”

“L’effetto Draghi”, l’annuncio dell’obbligatorietà del green pass dal 6 agosto, se da una parte ha convinto in tutta Italia molti indecisi a prenotare un vaccino fino a quel momento evitato (in particolare i più giovani), ha dall’altro scatenato la rabbia delle piazze “no green pass” e “no vax”, un popolo variegato su cui l’estrema destra corre a mettere il cappello ma che – al netto del coté folkloristico – è purtroppo difficile da ignorare.

Ciò che è certo è che quel popolo continuerà ad ignorare i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (a cui non crede per definizione) che smentiscono la maggior parte degli slogan di quelle piazze. Dei casi Covid-19 segnalati in Italia nelle ultime due settimane, “la maggior parte è stata identificata negli ultimi 30 giorni in soggetti non vaccinati”. Mentre nelle persone completamente vaccinate “si stima un forte effetto di riduzione del rischio di infezione di Sars-CoV-2 rispetto ai non vaccinati: 88% per diagnosi, 95% per ospedalizzazione, 97% per ricoveri in terapia intensiva e 96% per decessi”.

Quanto al tasso di ospedalizzazione nell’ultimo mese, quello dei non vaccinati è circa 10 volte più alto rispetto a quello dei vaccinati con ciclo completo (28 contro 3 per 100.000 abitanti). Dal 4 aprile (data in cui la vaccinazione è stata estesa alla popolazione generale) al 18 luglio, l’efficacia complessiva della vaccinazione, aggiustata per età, è superiore al 70% nel prevenire l’infezione in vaccinati con una sola dose (70,2%) e superiore all’88% per i vaccinati con ciclo completo (88,2%). L’efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione, sale all’81% con una dose e al 95% con ciclo completo. L’efficacia nel prevenire i ricoveri in terapia intensiva è all’89% con una dose e 97% con ciclo completo. Infine, l’efficacia nel prevenire il decesso è all’80% con una dose e a 96% con ciclo completo.

Nelle prossime ore, intanto, sarà superata la soglia dei 30 milioni di italiani completamente vaccinati. Alle 17 di ieri risultavano immunizzati con due dosi 29.972.109, quasi il 56% della popolazione vaccinabile, quella over 12. Ma ci sono 4,8 milioni di over 50 e 2,7 milioni di giovanissimi tra i 12 e i 19 anni che ancora non hanno fatto la prima dose.

Caso Amara: a Milano i pm e i gip con Storari

Ben 78 magistrati della Procura di Milano hanno pubblicamente espresso solidarietà nei riguardi del collega Paolo Storari, per il quale Giovanni Salvi, procuratore generale della Cassazione, ha chiesto il trasferimento di sede e di funzione. La raccolta delle firme è stata promossa anche dal procuratore aggiunto e capo del pool antiterrorismo di Milano Alberto Nobili. Nel documento i magistrati (che rappresentano i due terzi dell’ufficio) escludono – al di là di “ogni valutazione di merito” – che la loro “serenità” sia “turbata” dalla permanenza di Storari nel suo ruolo di pm a Milano. Sostengono quindi l’assenza di un’incompatibilità ambientale con uno dei pm più stimati.

Le 78 toghe milanesi dichiarano il loro “bisogno impellente di chiarezza” e di “accertamento completo dei fatti” su “ipotetiche responsabilità dei colleghi coinvolti”. La vicenda Storari, che s’incardina nel “caso Amara”, riguarda infatti anche altri pm e il “pacchetto” complessivo di indagini su Eni.

Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e l’ex pm Sergio Spadaro, titolari del fascicolo sul giacimento nigeriano Opl245 – terminato con l’assoluzione dei vertici Eni dall’accusa di corruzione internazionale – sono indagati a Brescia per rifiuto di atti d’ufficio proprio a partire dalle dichiarazioni di Storari: ha sostenuto che non valorizzarono le sue conclusioni sull’inattendibilità di Vincenzo Armanna che, nel processo Eni-Nigeria, era imputato (anch’egli assolto) e “teste” d’accusa. Ma Salvi di cosa accusa Storari?

Nell’aprile 2020 Storari consegna al consigliere del Csm Piercamillo Davigo una pen drive. Contiene copie non firmate dei verbali d’interrogatorio di Piero Amara (ex legale esterno di Enindr) che ha rivelato l’esistenza della presunta loggia massonica coperta Ungheria. Interrogatorio reso nel fascicolo sul presunto “falso complotto” ordito da Amara per demolire il processo Eni-Nigeria. Storari consegna i verbali a Davigo perché ritiene di essere rallentato nelle indagini sulla loggia Ungheria e vuole tutelarsi. Davigo avverte il vice presidente del Csm David Ermini, al quale consegna copia degli atti, lo stesso Salvi, altri 5 consiglieri e il presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. Lo fa in modo informale, senza atti scritti, perché – sostiene – intende tutelare il segreto investigativo: Amara, nei suoi verbali, cita infatti due consiglieri – Sebastiano Ardita (quest’ultimo in modo evidentemente calunnioso, sosterrà il consigliere Nino Di Matteo in un’udienza pubblica) e Marco Mancinetti. A Storari (indagato a Brescia con Davigo per rivelazione del segreto, ndr) Salvi contesta la “consegna informale e irrituale di copie non firmate” e di non aver prima “formalizzato” ai suoi superiori il “dissenso” sulle “manchevolezze” dell’indagine. Nell’ottobre 2020, quando Davigo ha ormai lasciato il Csm, una copia dei verbali non firmati viene inviata anonimamente al Fatto. Per la procura di Roma, a inviarli, è Marcella Contrafatto, ex segretaria di Davigo (che non sapeva di queste spedizioni). Il Fatto (chi vi scrive, ndr), non avendo certezza della loro autenticità e non volendo distruggere l’eventuale indagine, denuncia e deposita i verbali a Storari e Pedio. Parte l’inchiesta sulla fuga di notizie. Salvi accusa Storari di non essersi astenuto e aver omesso la consegna dei verbali a Davigo. Storari non poteva essere certo che i verbali depositati dal Fatto fossero una copia di quelli consegnati a Davigo. Ma poteva escluderlo dalle ipotesi investigative? Nel gennaio 2021 Laura Pedio – che teme siano stati “rubati” dai loro pc – concorda con Storari persino una perizia informatica (il pm la dispone 2 mesi dopo). Le manca un elemento investigativo: una copia dei verbali è stata consegnata all’esterno – a Davigo – proprio da Storari che, sulla fuga di notizie, sta indagando accanto a lei.

“Covid, la pacchia delle lobby che fanno e disfano le leggi”

Spinge o respinge. Ogni lobby ha un suo interesse da promuovere o tutelare, ha competitori da da battere, e dunque ogni norma ha una sua manina che la spinge all’insù o la tiene ferma. Alcune volte la blocca, altre la devitalizza.

Con l’ausilio di Pier Luigi Petrillo, che studia e insegna la tecnica lobbistica, un breve excursus di tutte le manine e le manone che affondano o impongono una legge.

Iniziamo dalla rete di protezione delle lobbies. Dov’è che la spintarella, quella poco lecita, dall’alto scende a valle.

Da qualche tempo le leggi non entrano in vigore con la loro approvazione da parte del Parlamento ma solo in seguito all’emanazione dei cosiddetti decreti attuativi. La legge non sarà legge finché il direttore generale del ministero x o y non avrà illustrato i criteri attuativi di quella normativa. Si rovescia nell’imbuto e poi si filtra.

Dalla luce del Parlamento al buio della stanza dell’alto burocrate.

Meglio dirsi le cose in privato, no?

Perché i decreti attuativi non vengono speditamente redatti?

L’azione della lobby x può essere positiva o negativa. Può sollecitare la pubblicazione oppure, perché giudicata sfavorevole ai propri interessi, ritardarla. Circa il cinquanta per cento delle leggi approvate in questa legislatura non sono mai entrate in vigore.

Siamo nel campo della legge apparente.

Capisce anche un fesso che una norma approvata nel 2017 e dispersa nel cassetto di qualche ministero finisce nella sostanza con l’essere giudicata abortita.

La seconda rete di protezione per un lobbista perfetto qual è?

Il milleproroghe. Una legge omnibus approvata come di consueto nelle maratone notturne prenatalizie con lo scopo di fare della deroga la regola. In questo modo il provvisorio diviene definitivo.

Esempio?

Nel testo sulle semplificazioni è stata inserita la ulteriore deroga dall’obbligo per l’appaltatore individuato non in base a una gara ma per le peculiarità della sua azienda di subappaltare senza gara. La logica di quel divieto è piuttosto banale: se hai ottenuto l’appalto perché solo tu sai fare quell’opera come puoi subappaltarla e per di più senza gara? Il Parlamento aveva già concesso un anno di deroga dall’obbligo della gara. Adesso ne ha concesso un secondo. Tutto mi fa intuire che la deroga non finirà l’anno prossimo. Magari sarà iscritta nel milleproroghe e così la deroga diverrà la regola.

Con questa pandemia e con così tanti quattrini in circolo i lobbisti hanno fatto festa.

Una pacchia. Tutti, ma proprio tutti hanno goduto di un sostegno. Di diritto o di rovescio.

Un esempio di sostegno alcolico.

Aiuto ai birrai artigianali. Ogni litro di birra, 23 centesimi li mette lo Stato.

Sostegno mediatico.

Di 100 euro che l’editore paga per far giungere il giornale in un piccolo Comune, 30 euro sono a carico dello Stato.

Sostegno motoristico.

Fondo pubblico per rottamare un’auto usata comprando un’altra auto usata.

Sostegno immobiliare.

I proprietari di case definite dimore storiche, giudicate cioè bene culturale, hanno fatto bingo. Fondo pubblico per la manutenzione dei loro immobili e una norma che li include nel diritto di accedere poi alle provvidenze edilizie con lo sconto del 110 per cento.

Una lobby ambientalista, verde, vegana.

Provvidenze a favore dell’agricoltura biologica.

E i carnivori?

Provvidenze a favore degli allevamenti di bovini.

Per la Coldiretti un successone. E le grandi lobbies?

Qui la battaglia è sul nuovo regolamento europeo che deve definire i criteri per finanziare gli investimenti cosiddetti verdi. Gli italiani spingono per giudicare verdi i gasdotti, dunque il gas. I francesi invece chiedono che il nucleare sia considerato green.

Fare il lobbista di questi tempi è una vera fortuna.

Ci si dà parecchio da fare.