“Dov’è Matteo?” domanda deluso un militante di Italia Viva arrivato fin qui da Pontassieve per incontrare il suo beniamino. Solo che Matteo, cioè Renzi, non c’è. Gli organizzatori della festa “Rignano Viva” dicono che no, Matteo non poteva venire per impegni pregressi: venerdì ha preferito In Onda, stasera la masseria di Bruno Vespa in Puglia, ieri non si sa.
Qualcun altro maligna che non sia stato invitato nemmeno a casa sua, a Rignano sull’Arno, per evitargli la brutta figura di trovarsi di fronte una trentina di persone. No, Matteo non c’è. E il povero militante che aspettava di stringergli la mano si deve accontentare di qualche vecchia foto di Tiberio Barchielli e di un cartonato: c’è Renzi in giacca e cravatta ai tempi di Palazzo Chigi, con diversi chili in meno, che sorride e saluta. Solo che per trovarlo bisogna impegnarsi: è stato riposto in un angolo del tendone della festa, quasi nascosto dalle bandiere di Italia Viva.
Non solo non c’è Matteo, ma non c’è nemmeno Maria Elena Boschi da Laterina (a 40 chilometri da qui), né Francesco Bonifazi, né Agnese Landini, né tantomeno i big nazionali, da Ettore Rosato a Teresa Bellanova. Giovedì sarebbe dovuta venire la ministra della famiglia Elena Bonetti ma anche lei ha dato forfait, impegnata nel consiglio dei ministri per decidere sul green pass. “La ministra si scusa molto ma gli impegni di governo sono certamente più importanti” allarga le braccia Patrizia Ciabattoni. Ci mancherebbe. Ma la partecipazione di Bonetti non è stata posticipata, è stata cancellata. Sicché i militanti che da giovedì hanno deciso di partecipare alla festa si sono dovuti accontentare della vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi, del consigliere regionale senese Stefano Scaramelli, dell’europarlamentare Nicola Danti e oggi pomeriggio di Roberto Giachetti che arriverà qui per far firmare i quesiti sulla giustizia di Radicali e Lega.
Sarà anche per questo che nel tendone degli impianti sportivi di Rignano sono più i tavoli vuoti che quelli occupati. Nella sera di venerdì, quella della “cacciuccata” molto poco rignanese (è il piatto tipico di Livorno), non ci sono più di 35 persone. C’è chi, ai dibattiti e alla cena per finanziare il partito, preferisce addirittura il bar a fianco per bere un bicchiere di Chianti. Qualcun altro è venuto solo per le fettuccine ai porcini a prezzo popolare, 7 euro, che valgono bene un dibattito sul futuro del centrosinistra. “Fa caldo e ci sono le zanzare” si giustificano gli organizzatori.
Come che sia, Rignano sull’Arno non è più quella di una volta. In questo piccolo paese del Valdarno fiorentino un tempo “arrivavano giornalisti da tutta Italia e da tutta Europa per raccontare dov’era nato Matteo – racconta il rignanese Mirko davanti al Comune – il rottamatore di qui, il rottamatore di là… oggi ci vedono come degli appestati”. Come cambiano i tempi. “Gli unici giornalisti li vediamo quando c’è uno scandalo che riguarda i genitori” conclude Mirko. Già, i genitori.
Perché se i big di Italia Viva hanno disertato, non si può dire lo stesso di babbo Tiziano e mamma Laura. Tutte le sere sono qui: hanno organizzato tutto, compresi i pasti. Tiziano Renzi, in bermuda e ciabatte, fuma il sigaro, fa il padrone di casa con gli ospiti, fa battute contro i comunisti (“io non lo sono mai stato e ho sempre vinto”) e mal sopporta qualunque domanda dei giornalisti: “Buona Pasqua” risponde irritato. Anche Laura Bovoli, fresca di assoluzione a Cuneo, si aggira per il tendone come una star: “Grazie a tutti!” dice ai pochi presenti.
Di fronte alla penuria di partecipanti, non resta che prendersela con il nemico numero uno: quel Pd che a Roma si è alleato con i “populisti” del M5S (“Senza grilli per la testa” c’è scritto sui volantini della kermesse) e che a Rignano sostiene il sindaco Daniele Lorenzini, ex amico di famiglia dei Renzi con cui ha rotto per il caso Consip. Giovedì qui si è riunito il direttivo di Italia Viva per decidere se sostenere o meno Enrico Letta a Siena ma il clima era pessimo: “C’è profondo malessere su Letta” ha detto Danti minacciando la “rottura” nella maggioranza in Consiglio regionale per la decisione di Giani di far approvare il nuovo statuto tagliando fuori Italia Viva. C’è voglia di sgambetto, di far perdere Letta a Siena: “Enrico stai sereno” sogghignano al tavolo del direttivo.