Il virus è ufficialmente ripartito. La speranza è che, grazie alla campagna vaccinale (ieri risultavano aver ricevuto 2 dosi oltre 29 milioni di italiani, il 54% circa della popolazione), le conseguenze siano lievi. Il consueto monitoraggio settimanale dell’Iss ha certificato, di fatto, l’inizio di una quarta ondata, con un deciso peggioramento della curva epidemiologica e una forte ripresa del contagio. L’indice di diffusione Rt – per lungo tempo il parametro principale per l’assegnazione dei colori – balza in 7 giorni da 0,91 a 1,21 (con punte dell’1,55), mentre l’incidenza ogni 100 mila abitanti addirittura raddoppia, da 19 casi a 41 (vicino alla soglia considerata critica per il tracciamento dei 50 casi ogni 100 mila abitanti). Ma il tracciamento è già (di nuovo) saltato, dal momento che raddoppiano (da circa 2.408 a 4.997) i casi non associati a catene di trasmissione nota, dunque non tracciabili. Tutta colpa della variante Delta ormai prevalente: “Sta aumentando la quota Delta – ha spiegato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – la crescita è concentrata soprattutto nelle fasce 10-19 anni e 20-29 anni. L’età media dell’infezione è 25 anni, quella del ricovero in terapia intensiva 55”.
Non ci sarà però alcun cambio di colore, almeno a breve. Il parametro dell’ospedalizzazione è infatti ovunque lontano dalle soglie critiche indicate dal decreto approvato giovedì dal Consiglio dei ministri, il 10% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e il 15% area medica (15%). Il tasso di occupazione nazionale dei reparti di rianimazione è stabile al 2%, con un lieve aumento nel numero di persone ricoverate che passa dalle 157 del 13 luglio alle 165 del 20 luglio. Al 2,1% anche il tasso di occupazione in area medica a livello nazionale, con il numero di ricoverati in lieve aumento: erano 1.128 il 13 luglio, sono saliti a 1.194 il 20. In alcune regioni, però, il tasso è già oltre il 5% in area medica: 5,7% in Calabria, 5,2% in Sicilia. Seguono la Campania con il 4,8% e la Basilicata con 4,7%. Sopra la media di occupazione nelle terapie intensive sono invece la Toscana (3,4%), la Sicilia (3,3%) e il Lazio (3%). L’incidenza più alta è invece in Sardegna, con 82,8 casi ogni 100 mila abitanti. Altre tre Regioni superano la soglia dei 50: Veneto (68,9); Lazio (68,8); Sicilia (64,9). Le regioni a rischio moderato sono 19, mentre due (Valle d’Aosta e Basilicata) restano a rischio basso.
Ieri il bollettino registrava 5.143 nuovi casi (tasso di positività sul totale dei tamponi). Aumentano ancora i ricoveri in area medica (+70) ma diminuisce il saldo delle terapie intensive (-3): “A fronte di un aumento dei casi che ci aspettiamo – ha dichiarato il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza –, perché la curva da alcune settimane ha ricominciato a crescere, ci auguriamo che grazie all’efficacia dei vaccini, che è stata ampiamente dimostrata, questo aumento non corrisponda a una congestione delle strutture ospedaliere. Questa dovrebbe essere la differenza rispetto allo scorso anno. Ci sono dati che mostrano una buona efficacia protettiva del ciclo completo vaccinale per la variante Delta che è molto più contagiosa delle altre, almeno il doppio Può capitare – ha ricordato – che una persona vaccinata risulti positiva al test, ma i sintomi sono molto blandi. L’unico modo per difendersi è correre a vaccinarsi”.
E di corsa pare trattarsi. Dopo l’annuncio dell’obbligatorietà del green pass, è boom di richieste di vaccino un po’ in tutta Italia. Nel Lazio la media giornaliera delle nuove prenotazioni si attestava sulle 6-7 mila al giorno, ieri sono state 55 mila. In Lombardia 50 mila appuntamenti sulla piattaforma di Poste Italiane lombardi, 30 mila in più rispetto a mercoledì 21 luglio. Media doppia anche in Piemonte, triplicata in Friuli-Venezia Giulia, 5.000 prenotazioni in due ore in Liguria, 150 mila in tutta Italia
La recrudescenza della pandemia, infine, rischia di creare non pochi problemi alle ferie degli italiani, almeno quelli che hanno deciso di viaggiare oltreconfine: “La situazione si sta complicando – ancora il direttore della Prevenzione, Gianni Rezza – ci sono Paesi in Europa con incidenza molto elevata. Gli italiani che vanno in vacanza all’estero, rischiano di rimanere bloccati”.