La polizia di Hong Kong ha arrestato ieri mattina cinque logopedisti con l’accusa di sedizione. La colpa? Secondo fonti di polizia avrebbero ‘cospirato’ per diffondere tre libri per bambini prodotti dalla General Association of Hong Kong Speech Therapists, il sindacato dei logopedisti di Hong Kong, in cui gli attivisti pro-democrazia sono raffigurati come pecore che si uniscono per proteggere i loro villaggio dall’attacco di un branco di lupi. Il primo, scrive il Guardian, è intitolato I guardiani del villaggio delle pecore ed è una metafora delle manifestazioni pro-democrazia del 2019.
Nel secondo, intitolato I bidelli del Villaggio delle Pecore, gli addetti alle pulizie (che rappresentano i medici di Hong Kong) vanno in sciopero per costringere i lupi (il governo fantoccio pro Cina) a lasciare il paese. Infine l’ultimo, I 12 Coraggiosi, descrive il tentativo di alcune pecore di lasciare il villaggio su barconi per sfuggire ai lupi. I cinque, due uomini e tre donne fra i 25 e i 28 anni, membri del sindacato, sono stati portati via dalla neonata unità di sicurezza nazionale della polizia del governo fantoccio di Hong Kong perché sospettati, così recita il comunicato ufficiale, “di aver cospirato per pubblicare, distribuire, metter in vetrina e copiare pubblicazioni sediziose […] con lo scopo di provocare odio, istigare violenza e spingere il pubblico, i bambini in particolare, a violare la legge contro il governo centrale e la magistratura”. È la sezione n° 10 di una nuova ordinanza che riscrive il codice penale: violarla può costare una sanzione di 5.000 dollari locali (circa 650 dollari Usa) e fino a due anni di carcere. Contemporaneamente le autorità hanno congelato l’equivalente locale di 20 mila dollari in beni del sindacato. È uno dei risultati, finora forse il più paradossale, della paranoia che da due anni, cioè dall’approvazione della legge di sicurezza nazionale, ha di fatto consegnato la libera e cosmopolita Hong Kong al controllo totale di Pechino.
Un controllo che si esercita in ogni aspetto della vita dei cittadini di Hong Kong, dalla repressione fisica e giudiziaria di ogni accenno di dissenso o solidarietà con le proteste, alla rieducazione culturale con la riforma dei programmi scolastici, alla chiusura degli ultimi organi di stampa liberi e alla detenzione di intellettuali, politici pro democrazia, dissidenti, giornalisti giudicati da una magistratura asservita al regime. Mercoledì l’arresto di Lam Man-chun, l’ex direttore del quotidiano Apple Daily, che a sua volta è stato costretto dalla pressione del governo a chiudere i battenti il 24 giugno. Il suo proprietario, il tycoon e uomo d’affari Jimmy Lai, ha pagato la sua battaglia per la democrazia con una sentenza a 14 mesi di carcere, in cui è rinchiuso da aprile 2021, e la distruzione del suo impero mediatico.
Intanto arrivano nel Regno Unito i primi emigrati della dolorosa diaspora da una Hong Kong ormai irriconoscibile. Lo scorso gennaio, Londra ha lanciato un visto speciale per i cittadini della sua ex colonia: una opportunità colta finora da circa 35mila persone, secondo dati della fine di marzo scorso. Ma è un percorso in salita. Per accoglierli e assisterli nella transizione alla loro vita britannica sono nate diverse associazioni, che raccontano casi di adolescenti vittime di sindrome post traumatica per le violenze cui hanno assistito prima della partenza, mentre sono frequenti gli esempi di choc culturale, carenza di garanzie finanziarie per ottenere affitti o lavoro e mancata corrispondenza di qualifiche professionali.