Il giorno dopo in piazza Meardi a Voghera pochi parlano. Un assessore leghista ha sparato e ucciso uno straniero pregiudicato e irregolare. Matteo Salvini si appella alla “legittima difesa”. Eppure molto va capito. La piazza non è lontana dal centro. E però è molto frequentata da chi in queste sere d’estate si attarda ai tavolini dei due locali. Il più conosciuto è il bar Ligure gestito da cinesi. È qui davanti che alle 22.15, Youns El Boussetaoui, marocchino di 39 anni, è stato ucciso con un colpo di calibro 22 (non 21) sparato dal 47enne Massimo Adriatici, assessore leghista alla Sicurezza nel Comune di Voghera eletto con il partito di Salvini. Ex poliziotto, e ora politico, fautore del “daspo urbano” e promotore di un’ordinanza anti-alcol, avvocato penalista e docente di diritto processuale penale, Adriatici, fermato martedì sera, si trova agli arresti domiciliari con una prima accusa per omicidio volontario poi rimodulata dalla Procura di Pavia in eccesso colposo di difesa con pena commisurata a quella dell’omicidio colposo.
Fatti e ricostruzioni lasciano aperti dubbi sul come sia partito lo sparo. Secondo quanto testimoniato ai carabinieri da Adriatici, martedì sera mentre passeggiava sarebbe stato richiamato dal marocchino che stava molestando alcuni avventori del bar. In che modo? Secondo gli inquirenti, aggredendo una coppia e scagliando una sedia. Dopo averlo redarguito, l’assessore ha chiamato il commissariato per far intervenire una volante. In quel momento la vittima avrebbe reagito. Come? Secondo Adriatici, ma anche secondo alcune testimonianze raccolte dai carabinieri, l’uomo lo avrebbe aggredito. Cadendo, il leghista che secondo gli investigatori già impugnava la pistola, ha sparato. Colpo partito accidentalmente, sostiene Adriatici. Una modalità che non pare convincere del tutto la Procura. L’arma è una semiautomatica che spara proiettili di ridotta dimensione, ma, spiega al Fatto un ex poliziotto, “in grado di uccidere”. Non vi è dubbio, secondo la Procura, che l’assessore della Lega, sul quale sono in corso accertamenti, prima di essere spintonato già impugnasse la pistola. Difficile, confermano al Fatto fonti vicine alle indagini, che cadendo possa partire un colpo. Una cosa del genere, viene spiegato, potrebbe accadere nel caso l’assessore stesse girando con una pistola già con il colpo in canna. Di più: la 22 semiautomatica non è provvista di sicura. Le ipotesi investigative: il politico ha avuto il tempo di caricare l’arma, il che dilaterebbe i tempi del diverbio, supportando, viene spiegato in Procura, l’accusa di omicidio volontario (al momento esclusa), o l’arma, secondo gli investigatori, era già carica e cadendo l’assessore ha tirato inconsapevolmente il grilletto. Se dovesse essere confermata questa seconda ipotesi, come farebbe capire il reato meno grave contestato, il politico dovrà chiarire come mai andava a passaggio armato e con il colpo in canna. Dopodiché, davanti a un omicidio serve poco spiegare che il marocchino era pluripregiudicato e irregolare. I suoi precedenti: reati contro il patrimonio e spaccio. El Boussetaoui era persona conosciuta. “Un rompiscatole”, spiegano gli inquirenti. La dinamica è da capire. Oggi la Procura chiederà la conferma dell’arresto.
A nulla, poi, serviranno le telecamere del comune installate per volere di Adriatici. Si tratta di telecamere che ruotano a 360°. Nel momento dello sparo inquadravano un’altra zona. Sarà poi disposta una perizia balistica per capire direzione, inclinazione, distanza dello sparo. Il proiettile ha colpito la vittima vicino al cuore. L’autopsia chiarirà molte cose: anche se El Boussetaoui era ubriaco o avesse assunto droga.