Europei: serve sobrietà in tv e sui giornali
Gentile redazione, le Tv e i telegiornali ci martellano con le immagini della Nazionale. È apprezzabile solo il pezzo degli U2 e non certo quel “grazie Azzurri”. Ma grazie di cosa? Sono stati scelti e sono arrivati a vincere l’Europeo, bravi, certo, ad aver onorato i colori nazionali, ma hanno svolto il proprio compito. Quanti nostri concittadini hanno adempiuto al proprio dovere eppure nessuno lo evidenzia, perché scontato sia così? Anzi, molti hanno avuto il benservito, trovandosi senza un lavoro. Quindi se è vero che uno su mille ce la fa, quei fortunati che sono ampiamente ricompensati, dovrebbero ringraziare chi li segue. Serve sobrietà.
Roberto Mascherini
La Nazionale, Einstein, Draghi e la stupidità
Gentile Direttore, non seguo i dibattiti sulla Nazionale (non sono interessato al calcio), ma leggendo il suo editoriale del 14 luglio, dopo un certo stupore – subito scomparso, ricordatomi dello stato dell’informazione in Italia – mi sono deciso a scriverle per ricordarle Albert Einstein, che disse: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo la prima ho ancora dei dubbi”. Coerentemente con questa frase, per fare contenti tutti, vorrei affermare convintamente che Mario Draghi è il miglior presidente del Consiglio in carica che abbiamo a luglio di quest’anno, in Italia. Spero che questo basti a placare gli animi. La ringrazio per il suo lavoro e ringrazio il Fatto Quotidiano, per tutto quello che continua a fare.
Gianluca Pinto
Qualche domanda al dottor Davigo
Gentile Direttore, vorrei porre alcune domande nella speranza di una sua risposta: è vero che Roma ha più avvocati della Francia, e in tal caso, perché? Non sarà che Il Padrino ha insegnato che vale più un uomo di legge che 100 pistole? Da ingenuo quale sono, mi chiedo se in appello si potesse raddoppiare la pena, non sarebbero solo gli innocenti ad andare avanti? Vorrei capire come mai si garantisce sempre chi è in errore e poco, o mai, le vittime. Mio padre diceva che solo il “puro” può criticare chi sbaglia, non certo il ladro può farlo con un altro ladro. Aveva torto?
Maurizio Bolzoni
Caro Maurizio, domande perfette, ma tutte retoriche. A parte la prima, a cui la risposta è: sì. E l’ultima, a cui la risposta è: no.
M. Trav.
Saluti e felicità ai lettori del “Fatto Quotidiano”
Acquistare ogni giorno il vostro giornale, è vaccinarsi contro chi non vede al di là del suo interesse e della sua ambizione. Saluti e giorni felici a tutti coloro che lo sostengono.
Alberto Manfredi
Giustizia: la riforma viola la Costituzione
Mi sembra che la nuova prescrizione che si vorrebbe adottare, forse per decenza chiamata “improcedibilità” sia più favorevole agli imputati di quanto lo fosse la vecchia prescrizione Bonafede. Se prima della riforma Bonafede oltre il 60% dei processi finiva per prescrizione, è facile pensare che, con l’improcedibilità che il ministro Cartabia vorrebbe introdurre, almeno l’80% dei processi (fra questi sicuramente quelli più complessi e quindi più importanti), finirà senza arrivare a sentenza, con grande sollievo degli imputati. Non penso questo sia il miglior sistema per assicurare la ragionevole durata del processo come previsto dall’art. 111 della Costituzione.
Pietro Volpi
DIRITTO DI REPLICA
Caro Direttore, Il Fatto ha pubblicato ieri una mia intervista al giornalista Saul Caia, avente oggetto il disegno di legge sul processo penale.
Le esigenze di spazio hanno determinato il ridimensionamento del contenuto concordato dell’intervista e ciò ha comportato l’omissione di alcune considerazioni che ritenevo rilevanti nel complesso del mio discorso, come, ad esempio, la ricaduta dei “tempi di transizione” dei processi sul termine di due anni previsto per la definizione dei processi in appello, l’incidenza del nuovo istituto della improcedibilità sui riti alternativi, la necessità di una robusta depenalizzazione, la possibilità di percorsi alternativi alla improcedibilità dell’azione penale per assicurare il doveroso rispetto del principio della ragionevole durata del processo.
Ma ciò che mi ha indotto a formulare queste considerazioni è il titolo dell’intervista “Sarà una riforma ammazza-processi: impunità garantita”, la cui apposizione delle virgolette finisce per attribuire a me ciò che, invece, è una scelta della redazione, come confermatomi dal giornalista.
Matteo Frasca, magistrato di Palermo
Gentile dottor Frasca, mi meraviglia il suo stupore. Spesso, per motivi di spazio, non si riescono a pubblicare tutte le frasi contenute in un’intervista. E, da che mondo è mondo, il titolo delle interviste non lo fa il personaggio intervistato, ma la redazione del giornale che lo intervista, riassumendo (inevitabilmente in poche parole) il pensiero dell’intervistato. Cosa che abbiamo fatto anche nel suo caso. Grazie comunque per il suo prezioso contributo.
M. Trav.