Il titolo più bello di Cannes 74 è Marx può aspettare di Marco Bellocchio, già nelle nostre sale. “È il mio film più privato ma libero, leggero, anche spiritoso: mi sento liberato però non assolto, inquadra qualcosa di molto comune di fronte a certe tragedie”.
Il 16 dicembre 2016 il regista, Letizia, Pier Giorgio, Maria Luisa e Alberto, le sorelle e i fratelli Bellocchio superstiti, si riuniscono con mogli, figli e nipoti al Circolo dell’Unione a Piacenza per festeggiare vari compleanni: c’è di più, Marco vuole fare un film sulla propria famiglia, anzi, “su Camillo, l’angelo”, il suo gemello scomparso il 27 dicembre del 1968. Costruito come un’indagine sulla morte di un fratello al di sopra – per i congiunti – di ogni sospetto suicidario, prende il nome dalle parole che Camillo, spronato a unirsi alla lotta rivoluzionaria, riservò a Marco l’ultima volta che si incontrarono. L’impegno politico, insieme all’esperienza psicoterapeutica fagioliana, impedì a Gli occhi, la bocca del 1981 di essere franco e risolutivo sulla vicenda, viceversa, Marx può aspettare interroga il (non) dolore dei familiari, l’elaborazione del lutto subordinata alla volontà di celare la verità alla madre, il cinema stesso di Bellocchio quale cechoviana “fantasia che nasce dalla vita”. Corroborato dalle testimonianze, oltre che di fratelli e nipoti, della sorella della fidanzata di Camillo, dello psichiatra Luigi Cancrini e dello scomparso gesuita Vittorio Fantuzzi, che definiva l’agnostico Marco “un penitente”, riesce ad appassionarci di quella perdita, di questa famiglia come fossero le nostre: è un film universale, facile da seguire, commovente da partecipare. Nelle misura aurea in cui si sottrae alla colpa, alla rimozione, all’elusione, nel desiderio precipuo di fare i conti con i vivi. Il contributo che lascia il segno è quello della sordomuta Letizia, che con difficoltà riesce però, ed è la prima volta, a esprimersi, incarnando simbolicamente la fatica e la necessità di un recupero che non è solo memoriale, ma esistenziale. “Adesso dobbiamo portare a termine la serie Esterno notte sul caso Moro, poi faremo un film sul sequestro Mortara: se sei dentro la vita e il tuo lavoro ti dimentichi per fortuna del fatto che esista la possibilità di morire”, conclude il grande giovane del nostro cinema. Domani, in chiusura del festival di Cannes, Marco Bellocchio riceverà la Palma d’Onore, riconoscimento fin qui toccato per il nostro Paese al solo Bertolucci.